ULTIME NOTIZIE AS ROMA FIORENTINA ABRAHAM – Quella di José Mourinho è una gigantesca operazione di recupero. Di se stesso, perché arriva da due esoneri veri e altrettanti mascherati da risoluzione del contratto; delle ambizioni e delle finanze della Roma, l’ultima delle sette sorelle a maggio; di giocatori malmenati dal destino (Zaniolo) o accartocciati dalle critiche (il gruppo), scrive La Gazzetta dello Sport.
Per ripristinare un livello in linea con le aspirazioni, è chiaro che tempo e soldi siano necessari: ma già quelli per Abraham – impatto ciclonico – sembrano spesi bene. Intanto l’allenatore che esce fra gli applausi ci mette la sua particolare convinzione, sfrutta il credito accumulato nella prima campagna italiana, anche se si parla del decennio scorso. Un successo in avvio incoraggia a rendere stabile e accattivante la Roma: guardando indietro, il suo debutto in Serie A non coincise con una vittoria (Sampdoria-Inter 1-1 il 30 agosto 2008), ma poi vennero riscritti gli almanacchi.
Non si può dire che le due proprietà abbiano risparmiato almeno sull’acquisto di grido. Perché Tammy Abraham (40 milioni più bonus) e Nico Gonzalez (23 milioni più quattro di bonus) hanno costi da primato nella storia di Roma e Fiorentina. E gli americani almeno dopo questa partita possono aver la convinzione di non aver gettato il denaro.
L’inglese della Roma parte dall’inizio: forse una risposta allo Dzeko in spolvero visto il giorno prima con l’Inter, fatto sta che il ragazzo preso dal Chelsea scrive la partita con una presenza determinante in tutte le scene decisive: due assist, una traversa, un’espulsione procurata dopo poco più di un quarto d’ora. E meno male che si allenava da solo per la quarantena. Standing ovation quando esce, la merita al pari dell’ex Veretout (doppietta).
Anche Gonzalez però fornisce segnali decisamente incoraggianti ai viola. E al debutto in Serie A è il migliore dei suoi, fa espellere Zaniolo, dimostra maestria e pericolosità nelle volate palla al piede, “vede” i compagni e procura anche delle opportunità da ricordare.
L’entusiasmo del pubblico aiuta, certo, però la prima svolta del match è l’espulsione del portiere Dragowski per un fallo fuori area su Abraham dopo soli 17 minuti. Posizione laterale, l’arbitro Pairetto la giudica chiara occasione da gol, resta al limite. I viola si lamentano, ma muore in quel momento la supremazia dell’avvio quando governano meglio il match.
La Fiorentina nei momenti del cambio (fuori Callejon) si scolla e la Roma passa: il vantaggio di Mkhitaryan dopo pochi minuti dal rosso è al limite dell’offside, ma nasce dalle disattenzioni altrui, partendo da un controllo sbagliato di Vlahovic. Però Zaniolo è ingenuo a rendere il favore a inizio ripresa (52’) per doppia ammonizione: così si torna in parità. La Roma ha lo stesso scompenso dei viola e subisce il pari di Milenkovic. Ma nella gestione successiva è più lucida: provoca ancora gli errori degli avversari (Pulgar, Castrovilli) e va a meritarsi la vittoria.
Il discorso tattico è limitato perché dopo i cartellini rossi c’è molta confusione, da una parte e dall’altra. In ogni caso le sistemazioni sono differenti, anche se alcuni movimenti poi portano dei faccia a faccia vecchio stampo. Mourinho disegna il 4-2-3-1. Quando hanno palla, i suoi fanno scendere un mediano, più spesso Cristante, accanto ai centrali per iniziare le risalite, gli esterni si alzano e cercano di prendere alle spalle le linee altrui con una proposta di cinque uomini.
L’esplosività di Zaniolo talvolta viene usata per entrare verso l’area, la mobilità di Mkhitaryan è utile per scambiarsi con Pellegrini e i due si trovano a concludere nella casella del centravanti. Quando invece si mette a 4-3-2, è decisiva la qualità nelle giocate, con Pellegrini e Shomurodov che suonano i violini. La Fiorentina è invece stampata sul 4-3-3 su cui l’allenatore sta costruendo la sua carriera in ascesa. E sembra essere più strutturata.
Italiano, prima di passare al 4-3-2 di emergenza, cerca di essere coerente con la sua idea impastata di coraggio e fatica, con la sfrontatezza della difesa alta che però paga il senso della profondità di Abraham, sempre sul filo del fuorigioco: le prime due reti sono assegnate dal Var. Anche i centimetri stanno con Mourinho.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA