Eusebio Di Francesco

(Corriere della Sera – G. Dotto) Lo ammiravo mentre se ne stava lì tranquillo, mentre lo assediavano da ogni lato gli adulatori. Aveva appena stracciato la Viola sul suo prato di casa e lui niente. Nessuna boria visibile o invisibile. Non la chiamerei nemmeno umiltà la sua, concetto penoso a suo tempo messo in circolo nel gregge del calcio dal tutto meno che umile Arrigo Sacchi. Quella di Eusebio non è umiltà, ma concentrazione. Una specie di fissazione monacale che lo tiene al riparo da rumori del mondo, che siano lusinghe ma anche critiche. Io stesso lo avevo assurdamente tacciato di non avere carisma. Come se fosse una colpa. Come se non ci fossero virtù anche più interessanti del carisma. Queste virtù Eusebio le sta mostrando giorno dopo giorno. Una su tutte, la capacità di farsi rispettare per quello che è. Da tutti, anche dai giocatori più riluttanti o spallettiani all’inizio. Confesso, mi sto seriamente innamorando di lui. Succede a chi è disposto a lasciarsi stupire.



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