Lorenzo Pellegrini

(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli) Premessa numero uno: Lorenzo Pellegrini sa che qualcuno racconterà un po’ di lui (e gli fa piacere). Premessa numero due: Lorenzo Pellegrini ha scelto che a raccontare un po’ di lui non fossero il padre Tonino, da sempre nel mondo del calcio, o la fidanzata Veronica, ma ha scelto Raffaele, suo cugino da parte di mamma, amico, compagno di vacanze ma, soprattutto, calciatore mancato.

UN SOGNO PER DUE – Il centrocampista della Roma e della Nazionale infortunio permettendo, visto che era stato convocato da Ventura ma è tornato indietro proprio per infortunio ­ da un paio d’anni sta vivendo un sogno: il Sassuolo, il ritorno a Trigoriada protagonista, l’Italia, i soldi, il successo, il contratto con la clausola, gli osservatori di mezza Europa che lo guardano, tutto d’un fiato. «Un sogno», ha detto Lorenzo. Che lui vive per due: Raffaele Sestito infatti faceva il portiere, era arrivato fino alle giovanili del Brescia con un ritiro in prima squadra, poi in allenamento si rompe il bacino, sta fermo due anni, riparte dalla Salernitana, ma è costretto a dire basta a neppure 25 anni. «Non so – racconta Raffaele – se Lorenzo stia vivendo un po’ anche il mio sogno. Forse sì, a tratti, visto quanto siamo legati. Ma alla fine è giusto che viva il suo, la sua vita e la sua carriera. Io gli sono semplicemente accanto».

COCCO DI NONNA – Raffaele parla con la stessa voce del cugino e allora te lo immagini dire le classiche frasi da calciatore: «Sono a disposizione del mister». E invece no, di calcio non si parla, Pellegrini è per Di Francesco, Lorenzo è per lui e la famiglia: «È vero che abbiamo la stessa voce, gli amici si confondono, ma chi si sbaglia sempre è nonna. Ci divertiamo a farle gli scherzi, scambiandoci il telefono». La signora Michelina, ma anche il fratellino piccolo, i genitori, gli zii, Veronica: «Siamo tutti legatissimi e Lorenzo è attaccato a noi quasi in maniera morbosa, deve avere tutta la famiglia intorno» aggiunge Raffaele.

SEMPRE CALCIO – Famiglia sì, pallone pure: «Quello non manca mai – conferma Raffaele –. Sapeste quante volte si allena da solo, non lo dice mai, ma vi assicuro che è così. Non si vuole fermare, quando tornava da Modena o quando giocava in Primavera nei momenti liberi ci allenavamo insieme. Lui calciava, io paravo». Mica sempre, però: «È vero, una volta ci siamo scambiati i ruoli perché lui, dopo aver fatto l’attaccante e pure il difensore centrale, voleva mettersi i guantoni. Anche lì è andato bene, ha fatto un paio di parate che mi hanno fatto dire: ma questo è bravo pure in porta? Ma se è arrivato in alto è perché ha queste caratteristiche: costante, è un ragazzo che ritiene fondamentali gli allenamenti, tante volte invece di uscire si allena da solo, non ha mai saltato un giorno».

AI BORDI DI PERIFERIA – Raffaele ha 4 anni in più di Lorenzo, che ha un fratellino, Francesco, di 14 anni. Adesso Pellegrini si è trasferito all’Eur, il resto della famiglia è rimasto a Cinecittà, ma conta poco: «Siamo più che cugini, abbiamo condiviso le vacanze, anche quest’anno in Grecia, le giovanili all’Almas, una piccola esperienza nella Roma, anche se lui è rimasto lì mentre io mi sono solo allenato con i ’92 di Stramaccioni. Lo vedevo sempre, così piccolo, che mi salutava… Adesso certe volte mi fa un po’ strano sapere che è Pellegrini, il centrocampista della Roma e dell’Italia, ma sono certo che non cambierà». La sua forza? Il tiro? La capacità di inserimento? «L’equilibrio – conclude Raffaele –. È un ragazzo profondamente serio, mentalmente inquadrato, e sono certo che crescerà ancora». E lui sarà lì, sempre accanto, a condividere ancora quel sogno che vale per due.



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