Eusebio Di Francesco

(Il Tempo – E. Menghi) Ex e veleni a San Siro. Milan-Roma è amore-odio, è un fiume di ricordi che scorre fino allo scudetto del 2001, è scambi di mercato e colpi mancati, ma anche sfida dei bilanci. Pallotta contro Fassone, Montella contro Di Francesco, un duello tra nemici giurati e uno tra vecchi amici. Tante storie in campo domani. Gli allenatori sono stati compagni di squadra in giallorosso per due stagioni, dal 1999 all’anno magico che Eusebio non ha potuto vivere da protagonista per colpa di un crociato rotto, ma i due avevano già condiviso lo spogliatoio ai tempi dell’Empoli, club dove entrambi sono cresciuti: hanno fatto le giovanili insieme (ma Vincenzo è più piccolo di 5 anni) e poi si sono ritrovati coi grandi nel 1990-91. Lontano dal calcio sono rimasti uniti e sono diventati soci in affari per un negozio d’abbigliamento nella città toscana dove si sono conosciuti. Stavolta saranno avversari e non potranno concedersi sconti, perché Di Francesco ha bisogno di punti fiducia per poter continuare a costruire la Roma che s’immagina senza le pressioni dell’ambiente, mentre Montella deve convivere con l’ombra di Ancelotti e il peso di una campagna acquisti da oltre 200 milioni.

Proprio le spese folli del Milan hanno acceso un dibattito ai piani alti dei due club quest’estate, Pallotta ha puntato il dito per primo: «Hanno perso la testa, ne pagheranno le conseguenze», Fassone ha replicato: «Siamo pronti a confrontare i bilanci». Il presidente americano si è presto scusato, per la verità sulle casse rossonere c’è da aspettare, perché è previsto ad ottobre l’incontro di valutazione con l’Uefa e ad oggi si conosce solo il rosso di 74,9 milioni datato 2016. I conti del club milanese vengono aggiornati una volta l’anno, a differenza della Roma quotata in borsa: -42,6 l’ultima perdita segnalata, addirittura triplicata rispetto al precedente esercizio (-14), nonostante le illustri cessioni estive. Milan e Roma sono lontane dall’equilibrio che la Juve invece conosce bene e per curare i rispettivi bilanci hanno bisogno di vittorie e di respirare ogni anno il profumo della Champions.

Uno dei grandi colpi estivi di Mirabelli era un promesso sposo giallorosso: Kessie. Ce l’aveva in mano il diesse ad interim Massara e Monchi aveva ereditato la trattativa, sfumata a maggio. Un acquisto mancato e tanti ex in maglia rossonera, da Storari che ha fatto le giovanili a Trigoria a Borini, una pedina di Luis Enrique emigrata in Inghilterra dopo l’esperienza alla Roma e tornato in Italia quest’anno per rimettersi in gioco. Poi c’è quel Romagnoli venduto a peso d’oro (25milioni) dall’ex diesse Sabatini al Milan di Mihajlovic per un talento che sembra aver subito un’involuzione assieme a tutta la squadra. El Shaarawy, invece, ha percorso la strada opposta e nei primi sei mesi in giallorosso ha fatto scintille, convincendo il club a riscattarlo dal Monaco. Domani sarà titolare causa forfait di Perotti e Defrel, è fresco di doppietta in campionato e al suo ex club ha già segnato due volte in appena 156 minuti da avversario. «Servirà la miglior Roma – ha detto il Faraone a Sky Sport – per batterli. Vogliamo dare un segnale forte, far capire che stiamo crescendo e ci siamo anche noi per i primi posti in classifica». Milan-Romaè nella testa dei giocatori già dal turno in Europa, Montella e Dzeko l’hanno confermato («forse ci abbiamo pensato troppo…»), il momento è finalmente arrivato e, dopo i veleni estivi, a parlare sarà solo il campo.



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