Stephan El Shaarawy

(Il Messaggero – U. Trani) Il digiuno del Faraone è stato lungo. Quasi 2 mesi. L’ultima rete di El Shaarawy, sempre dopo la mezz’ora del 1° tempo e per il vantaggio della Roma, il 21 gennaio contro l’Inter a San Siro (1-1, però, il risultato finale). L’unica del 2018, prima di quella allo Scida. Su assist, alla vigilia, di Di Francesco che ne ha annunciato la resurrezione e, in campo, di Kolarov che lo ha spingo a dama. «Ho segnato di cattiveria, sono felice. Finalmente. Il gol mi mancava. Ho attaccato la porta su quella palla tesa da sinistra». El Shaarawy, 8 reti stagionali (6 in campionato, racconta come ha ripreso quota: «Con più autostima e convinzione in quello che mi viene chiesto di fare. Capita a molti attaccanti di non avere lucidità sotto porta per qualche periodo. Bisogna stare zitti e continuare a lavorare. Essere concentrati e dare il massimo. Personalmente sono davvero contento per la prestazione».

Anche la Roma è tornata quella dei primi mesi della stagione. In Italia e in Europa. «L’aspetto mentale è stato fondamentale, si è visto contro il Napoli: siamo entrati in campo convinti. La differenza l’ha fatta lo spirito che abbiamo avuto anche a livello difensivo. E’ quello che abbiamo provato in questi ultimi due mesi». Il calo di inizio anno, più psicologico che tecnico, non gli ha permesso di spostarsi da Crotone a Firenze con Florenzi e Pellegrini per vestirsi di azzurro. Di Francesco gli chiede più veleno in partita: «Me lo ha ribadito. E’ ovvio che quando non mi vede al massimo fa altre scelte. Ma si fida di me e lo so. Devo seguirlo ogni giorno e mettere le mie qualità in campo. Ora sono sereno e il gol mi dà tanta fiducia e consapevolezza in più. Penso alla Roma, insomma. Poi vedremo che cosa succede con la Nazionale».



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