Siamo andati al Centro Sportivo Fulvio Bernardini, a Trigoria, a conoscere un po’ più da vicino Emerson Palmieri, 22 anni, terzino sinistro della Roma che sta stupendo dopo un inizio difficile. «Palmieri è il cognome di mia madre che ha origini calabresi. Ma chiamatemi solo Emerson».
Abbiamo scoperto un ragazzo sorridente e rilassato. Atleta di Cristo («ho scelto la maglia 33 per devozione a Gesù»), Emerson è la prova di come anche nella “terribile” piazza romana si possa, con impegno e serietà, risalire la china. Vetta raggiunta? Macché, ora c’è da conquistare la Nazionale: «Con il Brasile under 17 ho vinto il Sudamericano 2011 giocando terzino e segnando anche un gol. Con me c’erano Marquinhos, Wallace e Piazon. Ora davanti ho Marcelo che è il migliore. Ma con Alex Sandro e Felipe Luis me la gioco». Con questa grinta non ci stupirebbe vederlo presto chiamato dalla Seleçao.
Dal disastro col Porto alla partita perfetta di Genova. Emerson, come c’è riuscito?
«Questo sono io. Contro il Porto è stata una serata storta, anzi due. Poteva accadere a chiunque. Ma se la Roma mi ha scelto, se Sabatini mi ha portato qui e se Spalletti mi fa giocare, è perché ho delle qualità».
Il tecnico tiene molto a lei, non come Garcia…
«Con Garcia il rapporto era buono, ma faceva le sue scelte e non mi faceva mai giocare. Questo rende triste chiunque. Con Spalletti è stato subito diverso, ha sempre creduto in me e questa cosa è importante per noi calciatori».
Quando ha avuto la sensazione di aver svoltato?
«Dopo il match col Palermo (vinto 4-1, ndr)».
Palermo nel destino. E pensare che Zamparini la liquidò dicendo che lei non aveva carattere.
«Ci sono rimasto male per le parole di Zamparini. Forse ora ha cambiato idea…».
C’è un fondamentale in cui sa di zoppicare?
«C’è sempre da migliorare e crescere».
La aiutiamo: col colpo di testa come va?
«Sì, ci devo lavorare è vero».
Può chiedere ripetizioni a Fazio nel caso.
«È straordinario, il nostro Comandante. Quando la palla arriva a lui io sono tranquillo. Comunque devo crescere anche tatticamente».
Un numero che invece ha nel bagaglio è il tiro, ma s’è visto poco fin’ora.
«Giusto, devo osare di più. Me lo dice sempre anche il mister e me lo chiede pure Sabatini».
Sente ancora l’ex direttore sportivo?
«Certo, lui mi ha voluto qui. Mi manda spesso messaggi. Per me è come un papà calcistico».
Sabatini però per il suo ruolo ha acquistato Mario Rui, ormai pronto al rientro. Come la mettiamo adesso?
«Grande giocatore Mario e grande persona. Sempre pronto a darmi consigli e aiutarmi. La Roma deve avere in ogni ruolo più di una scelta. Arriverà anche il suo momento».
Quale compagno l’ha impressionata?
«Totti è fuori classifica. È qualcosa dell’altro mondo, non c’è molto altro da dire. Poi non sapevo che Nainggolan fosse così forte e sono stupito dalle qualità di Paredes».
Cosa manca per riprendere la Juventus?
«Per me non tantissimo. Sono i dettagli a fare la differenza e lo abbiamo visto nel match di Torino. Noi siamo ancora dentro al campionato e c’è la gara di ritorno».
A Europa League e coppa Italia ci pensate?
«Sono obiettivi reali: vogliamo vincere qualcosa».
Lei ha mai giocato con la Curva Sud piena?
«Purtroppo solo da avversario. Mi piacerebbe sentire presto il calore dei tifosi, la torcida giallorossa».
Mai pensato di andare via?
«Nei momenti di tristezza pensi tante cose. Ma come ho detto alla mia famiglia, ho lasciato il Brasile per impormi e vincere»
Qui però non è venuto da solo giusto?
«C’è la mia fidanzata Isadora che mi ha aiutato tantissimo. Lei è una fissata del fitness e mi dà consigli anche per la dieta. Ci piace tantissimo vivere qui, andare in centro. Mi fa piacere l’affetto dei tifosi, aumentato da dopo il derby… D’estate poi andiamo al mare, alla Playa del mar a Torvajanica che è un covo brasiliano. Viene anche Gerson con noi, è un amico. Dategli tempo e non ve ne pentirete».
(Leggo – R. Buffoni)
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