Improvvisamente la Roma, fuori un mese fa dalla Champions prima ancora che cominciasse, sparisce pure dal campionato, staccata già dalla Juve prima (5 punti in più) e dal Napoli secondo (4). Fisicamente e tatticamente impreparata, dà l’impressione di non riuscire più a comportarsi da squadra. Il 2° ko in 6 gare del torneo (il 3° su 9, contando anche le coppe) conferma i limiti della rosa che, assemblata male in estate, risulta incompleta e quindi non competitiva. Ha ragione Spalletti: non è corta. E’ cortissima. Non può dirlo, lascia che siano le immagini a evidenziarlo. Come si è visto chiaramente all’Olimpico granata, con i soliti errori dei singoli e con il Torino di Mihajlovic, largamente incompleto, capace di prendere a pallate Szczesny che, in grande giornata, è riuscito a rendere meno catastrofico il flop. Il 3 a 1 è comunque la sconfitta più pesante, in 25 gare di serie A (19 del torneo scorso e 6 dell’attuale), da quando l’allenatore toscano è tornato nella capitale: 3 reti i giallorossi le hanno subite solo a Bergamo, nel 3 a 3 del 17 aprile contro l’Atalanta. Peggio solo nel ritorno del playoff contro il Porto, il 23 agosto.
ECCESSIVA PRESUNZIONE – Gli spogliatoi di Trigoria saranno pure modernissimi. Viene il dubbio che però non siano stati ancora montati gli specchi. Perché, non basta sentirsi belli, per vincere le partite. In Italia e in Europa (anche se solo League). Spalletti è responsabile della nuova e preoccupante caduta. Come lo sono i dirigenti che hanno allestito la rosa e i giocatori che vanno in campo fiacchi e svogliati. In panchina il tecnico dà la sensazione di non avere il controllo della situazione. Nei gesti, eccessivamente plateali, e nelle scelte. Trasmette più agitazione che sicurezza. Le idee di partenza spesso non hanno convinto e le modifiche in corsa non possono sempre ribaltare il risultato.
AZZARDO FUORI LUOGO – La Roma non può nemmeno permettersi di essere spregiudicata. Perché Dzeko, anche a Torino, si è pappato 5 gol (4 nel primo tempo). E perché non ha fiato per sostenere il 4-2-3-1, statico con De Rossi e Strootman. Il 4 a 0 contro il Crotone ha ingannato per primo Spalletti. Che boccia l’assetto, lungo già nel primo tempo: colpa dei protagonisti. I granata ne approfittano e riscoprono il gusto del successo casalingo contro i giallorossi dopo 26 anni: Belotti, Iago Falque e Boyè hanno raso al suolo la linea arretrata avversaria. Ma che Florenzi non sia un terzino si sa; che Bruno Peres non è a suo agio a sinistra, pure; che Fazio, lento di suo, sia solo il quarto centrale, non è una novità. Pesano le assenze di Ruediger, Mario Rui e Vermaelen. Con il toscano, però, in 14 trasferte (coppe incluse), solo a Reggio Emilia contro il Sassuolo, nel campionato scorso, i giallorossi non hanno preso gol.
PIANO SENZA LOGICA – Mihajlovic, dopo la rete di Belotti e il palo di Iago Falque, deve intervenire subito. Si fa male Obi. Entra Baselli a centrocampo, dove mancano pure gli squalificati Vives e Acquah. Spalletti, invece, aspetta l’intervallo e lascia negli spogliatoi De Rossi, in apnea fin dall’inizio (ammonito per il fallo su Boyè). Tocca a Totti che, incassata la standing ovation, si sistema dietro al tridente, con Nainggolan che scende accanto a Strootman. Iago Falque trasforma il rigore concesso per il fallo di Peres su Belotti, Totti quello per l’entrata di De Silvestri su Perotti e per il suo 250° gol in A. Sul 3 a 1, certificato dal sinistro dell’ex Falque e dalla deviazione di Fazio, la novità della giornata: El Shaarawy per Nainggolan, con Perotti trequartista e Totti regista. L’esperimento dura 10 minuti: fuori Perotti per Paredes, il capitano torna avanti. E’ il 4-2-1-3, con gli stessi interpreti, di mercoledì contro il Crotone. L’improvvisazione non paga. Regna la confusione. E più che le chance aumentano i rischi: Szczesny evita la goleada con le parate su Zappacosta e Martinez.
(Il Messaggero – U. Trani)
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