AS ROMA NEWS VENEZIA – L’impresa non poteva, né doveva, essere eccezionale contro un Venezia retrocesso ancora prima di giocare all’Olimpico. Ci si aspettava un successo, anche largo e una festa per tutti, un arrivederci in campo all’Olimpico. La Roma si complica la vita, alla fine deve fare uno sforzo tremendo, solo per portare a casa un punticino, rischiando anche di perdere nel finale, se non fosse per un recupero miracoloso di Pellegrini: pali, traverse, errori, qualche piccola contestazione all’arbitro Sozza, la serata è storta, insomma, scrive Il Messaggero.
Troppe occasioni buttate, molti errori. Un pari che serve a poco, che complica maledettamente l’ingresso in Europa League via campionato, ora la Roma rischia di arrivare ottava. La squadra di Mou si è buttata via, è andata a sbattere contro un muro e contro i pali. Nella testa, forse, c’era solo (o quasi) la finale del 25 maggio a Tirana contro il Feyenoord e questo è anche comprensibile. I sessantacinquemila presenti all’Olimpico salutano i giocatori e chiedono la vittoria in Conference: una piccola festa, con giro di campo dei giocatori con i rispettivi figli, ma tanti sono a testa bassa, specialmente i numerosi bambini presenti allo stadio, testimoni ormai, come sempre accade ultimamente, di uno spettacolo di suoni e colori.
Il Venezia, come detto, è già fresco retrocesso e Mourinho si fa ingolosire: quattro i cambi (Maitland-Niles, Veretout, Spinazzola e Perez) più uno obbligato (Kumbulla per Mancini squalificato). Zaniolo non è nemmeno in panchina, ha un risentimento muscolare. Qualcosa va storto e l’avvio è con il brivido. Appena dopo 46 secondi, il Venezia segna con Okereke (anticipando Ibanez su un cross di Aramu), sì proprio quell’Okereke che ha fatto piangere la Roma nella discussa partita dell’andata.
Alla fine festa rovinata a Spinazzola che ritrova la maglia da titolare e proprio qui all’Olimpico ha vissuto le notti magiche con l’Italia prima di abbandonare il campo per dieci mesi (il 2 luglio, il terribile infortunio a Monaco di Baviera); festa rovinata soprattutto alla Roma, che cercava un successo rassicurante per il morale e per l’Europa. Il primo tempo scivola via con un Venezia arroccato e la Roma che prova in maniera confusa a sfondare, ma le migliori occasioni arrivano quasi tutte da calci piazzati, ora di Veretout, ora di Pellegrini, o da tiri da fuori, Perez, Spina e Maitland-Niles. Ma il gol non arriva e la tensione aumenta.
Non aiuta nemmeno l’espulsione di Kiyne, che dopo mezz’ora di gioco, pensa bene di sferrare un calcione a Pellegrini, che solo il Var è in grado di pizzicare e Sozza poi è costretto a tirare fuori il rosso. Mourinho corre ai ripari, nella ripresa entrano Karsdorp, Zalewski ed El Shaarawy. Soprattutto Spina non regge ancora i novanta minuti, magari sarà ancor più pronto per Tirana e per la Nazionale. L’uomo in più consente a Mou di rinunciare anche a un difensore (Kumbulla), provando con Karsdorp, Zalewski ed Elsha a dare un maggiore impulso offensivo. La produzione là davanti si ferma sulla traversa, prima ci prova Cristante e poi Pellegrini.
La Roma gioca, il Venezia perde tempo, fa ostruzionismo e questo complica il piano di recupero della Roma, che sbatte contro un muro, oltre che contro i legni. Esce Veretout, impalpabile, per Shomurodov, l’uomo del pari della speranza: l’attacco si affolla, il caos organizzato continua a produrre occasioni, ma vane. Dove non c’è la traversa, c’è la manona del portiere Maenpaa (miracoloso più volte), che soffoca ad ElSha l’urlo del gol. Che invece trova Shomurodov a un quarto d’ora dalla fine. Le traverse sono quattro in tutto, i corner 19 a 2 per la Roma, Abraham ed ElSha si pappano il gol del sorpasso sul gong, la palla non entra più. E la Roma per ora è fuori.
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