NOTIZIE AS ROMA SCHICK – La stagione di Schick era cominciata in modo totalmente diverso rispetto a un anno fa: prima del ritiro Patrik aveva lavorato da solo con un preparatore personale (di scuola hockey) che lo aveva tirato così a lucido da farlo essere il giallorosso migliore – e il più prolifico – del precampionato. Non è un caso che la dirigenza, anche alla luce dell’investimento fatto, vorrebbe che l’impiego del ceco fosse più robusto, ben sapendo che nella scorsa stagione Schick – con appena 3 gol realizzati – aveva sostanzialmente deluso.
Nel 4-3-3 di Di Francesco, però, il centravanti-totem è senz’altro Edin Dzeko. Ne consegue che il 22enne praghese potrebbe sperare solo in un turnover ragionato che gli consentirebbe di far rifiatare il bosniaco, che peraltro a marzo compirà 33 anni, anche se non è escluso un prolungamento del suo contratto (con spalmatura d’ingaggio) dal 2020 all’anno successivo. Basterebbe questo ruolo per Schick? Non proprio. Venerdì scorso a Milano poteva esserci la svolta. Col 3-4-1-2, infatti, Schick e Dzeko hanno giocato in tandem davanti, potendo godere di avere alle spalle anche di un trequartista di ruolo come Pastore. Risultato? Modesto.
E se il bosniaco – un po’ polemico con allenatore e compagni – è stato persino più deludente di lui, l’esito ha convinto poco. I numeri di Schick nelle prime tre partite ufficiali finora non sono brillantissimi, nonostante il suo talento indiscutibile. Ad esempio, in 121 minuti giocati, i tiri verso lo specchio della porta sono stati soltanto tre, mentre gli assist addirittura zero. Una cosa è certa: per l’attaccante ceco questa deve essere una stagione di maturazione e di svolta. Anche perché, al netto delle dichiarazioni orgogliose di dieci mesi fa, né la Roma né lo stesso Schick possono permettersi di raccontare la storia dell’ennesimo talento incompiuto di cui è piena la storia del calcio.
(Gazzetta dello Sport)
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