I giornali romeni ieri osservavano estasiati: «Ma davvero ha 40 anni?». Ecco, Francesco Totti è salito così in alto nella scala della longevità calcistica da instillare il sospetto al contrario: ci sono giocatori che si abbassano l’età per giocare, lui forse ha deciso di dichiararsi più anziano per attirare ancora di più l’attenzione sul suo genio. Si scherza naturalmente. Ma si scherza perché, dopo la solita esibizione di talento, lo stesso allenatore dell’Astra Giurgiu ha definito Totti un calciatore da playstation. Un gioco elettronico, un computer.
NUMERI – Lasciamo parlare le cifre allora, che spesso descrivono la verità meglio di qualunque altra considerazione. Prima certezza: Totti ha fatto cambiare idea a Spalletti. Nei primi cinque mesi, quelli della scorsa stagione, aveva giocato complessivamente 225 minuti, nei quali comunque aveva sfornato 4 gol che avevano portato 6 punti alla Roma lanciata verso il terzo posto. Negli ultimi venti giorni invece è arrivato a quota 298 minuti, entrando in 6 gol della squadra e giocando addirittura due partite intere. Totti ha disputato molti più minuti anche rispetto alla prima fase della scorsa stagione, quando lo allenava un allenatore con il quale aveva un ottimo rapporto, cioè Rudi Garcia. Che però gli aveva concesso “solo” 163 minuti, con il gol numero 300 in giallorosso segnato al Sassuolo prima del grave infortunio alla coscia riportato contro il Carpi.
RIVOLUZIONE – Ma colpisce ancora di più il dato comparato ai compagni d’attacco. Lasciamo da parte Iturbe, che non costituisce in questo momento un vero competitor per un posto da titolare. Da quando è entrato in gioco, nell’intervallo del nubifragio di Roma-Sampdoria, Totti ha fatto più minuti di El Shaarawy tra campionato e coppe e non è lontano neppure dal giocatore più utilizzato del reparto in questo arco temporale, Edin Dzeko, che ha giocato 360 minuti. E’ persino superfluo specificare che Totti, in rapporto ai minuti, è stato il calciatore più decisivo del periodo con 2 gol e 3 assist.
ENTUSIASMO – Con la tenacia e con la qualità, Totti ha saputo anche conquistare la fiducia dei giocatori nuovi. Come Diego Perotti, che al termine di Roma-Astra ha parlato con gli occhi di un bambino al primo giorno di scuola calcio: «Ho fatto tanto nella vita per arrivare alla Roma. Pensavo di saper giocare a pallone ma quando ho conosciuto Francesco ho capito che al massimo stavo provando, a giocare. Lui è incredibile per quello che riesce a fare sul campo». Gli ha fatto eco ieri Kevin Strootman, che di sicuro non è un pivellino, tra un allenamento e l’altro. «Con Totti in campo tutti ci sentiamo più sicuri – ha spiegato a Sky – Se ha detto che gioca meglio adesso di quanto aveva 25 anni, significa che si sente più o meno la mia età addosso. Speriamo che smetta lui prima di me allora…».
SERENITA’ – Proprio il “piedino” che viene a tanti calciatori quando non c’è Totti ha spinto Spalletti a ricorrere a lui. Era accaduto nel finale dello scorso campionato, quando la formula del tridente veloce non bastava più, sta succedendo a maggior ragione adesso, quando a dispetto dei 40 anni suonati Totti continua ad essere il miglior giocatore della Roma. «Vederlo giocare ancora mi fa rabbia» ha ammesso con un sorriso Batistuta, che a Trigoria ha vinto uno scudetto al tramonto della carriera. Non è l’unico, peraltro, ad essersi arreso prima di Totti: tutti i fuoriclasse del 1976 – Batistuta ha 7 anni in più – sono passati da tempo ad altri incarichi. Ronaldo, Shevchenko, Seedorf, Nesta, Van Nistelrooy, Ballack. Tutti ex calciatori. Totti ancora non pensa a seguirne il tracciato. Il suo orizzonte è fresco e leggero: si chiama Roma-Inter.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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