Non conta aver pescato l’Astra Giurgiu e non il Manchester United: la questione è più filosofica che pratica. Partendo da un principio: una squadra gioca dove merita di giocare. Se la Roma non partecipa alla Champions League, ma all’Europa League, deve prendersela soltanto con se stessa. Si vede che non era pronta per la Coppa dalle Grandi Orecchie e deve scendere di categoria. Ma questo, è bene chiarirlo subito, non deve (può) rappresentare l’occasione (l’alibi?) per snobbare il torneo, relegandolo a coppetta di riserva. La Roma non può, e non deve, permettersi di sottovalutare qualsiasi impegno. E avversario. Ecco perché non conta lo United o l’Astra. E l’analisi degli errori commessi, il rammarico e la delusione per la mancata partecipazione alla Champions devono trasformarsi nella voglia, nella forza, nella determinazione di fare più strada possibile in Europa League. La Roma lo deve a se stessa e, soprattutto, alla propria gente, che da anni vede vincere soltanto gli altri. Se, come dice Spalletti, questa è la Roma più forte che ha mai allenato, vuol dire che la squadra può far realmente bene nella League, anche se non si chiama Champions.

(Il Messaggero – M. Ferretti)



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