(Il Messaggero – B. Saccà) Forse un tantino seccato dalla pioggia di critiche dell’ultima settimana, Eusebio Di Francesco parla per 16 minuti esatti nella sala-stampa di Trigoria mostrando una determinazione che risveglia vecchi nervosismi e confina con l’inquietudine. «Il romanista dice: “Semo nati per soffri’”. E allora soffriremo ancora un po’. Ma adesso basta chiacchiere, riconquistiamoci la fiducia con i fatti», proclama Eusebio. Questa mattina la sua Roma giocherà in trasferta contro il Verona: e, considerando che non vince dall’anno scorso (era il 16 dicembre), è logico che l’impegno porti con sé un’importanza accresciuta. Date le assenze di De Rossi e Schick, e le caratteristiche degli interpreti disponibili, per l’occasione Di Francesco potrebbe ridisegnare la squadra, scegliendo un sistema di gioco diverso. Il 4-2-3-1, ad esempio. «Tutto potrebbe essere, potrei fare anche un 5-3-2. Non sono abituato a mettere in campo una squadra che non sa quello che fa. Non voglio tornare indietro e guardo avanti. Con il 4-3-3 siamo andati male nell’ultimo periodo, ma prima avevamo dimostrato di poterci giocare. È una questione anche di testa. Dire se il cambio sia un’ammissione di colpa o un segno d’intelligenza… Non lo so. Non cambiano i principi. Ho vinto un campionato con il 4-4-2, ho cominciato ad allenare con il 4-2-3-1», spiega con l’aria di chi tiene a sancire comunque un perimetro.
LA QUIETE – Poi l’allenatore della Roma si attarda a confidare di riporre molta fiducia nelle capacità di Dzeko. A lui sarà consegnata la guida dell’attacco. «Sì, l’ho trovato disponibile prima e molto più sereno adesso. Per questo sono felice che il mercato sia finito… I giocatori devono pensare a fare il loro lavoro. La società ha scelto di tenerlo e la vicenda è chiusa. Dzeko ha avuto sempre atteggiamenti ottimi». Tutto risolto, quindi? «Non c’è nessuna spaccatura con la squadra, né con lo staff o la società. Certo, le parole vanno sempre accompagnate dai fatti. C’è chi fa solo parole, come succede sui social». Si direbbe che a Trigoria sia tornata la quiete. «Ho visto la squadra allenarsi bene, con la voglia di riconquistarsi la fiducia dell’ambiente. La sfida di domani (oggi, ndi) deve essere un punto di ripartenza». E Under? «Gengo, come lo chiamo io, è in crescita. È fra i possibili titolari, insieme a uno tra Perotti ed El Shaarawy. Contro la Samp non è stato fortunato». Al proposito, non dev’essere un caso che durante la conferenza Di Francescousi spesso la parola «sfortuna»: spietata nei confronti appunto di Under, di Schick e della Roma per gli infortuni. Il tempo delle scuse però è finito: perché in fondo la crescita passerà attraverso la rinuncia agli alibi. Della squadra, così, Di Francesco curerà soltanto il futuro: a cominciare a stamattina. «Mi domandate se senta la fiducia della società? Sì, tantissimo. Invece per quanto riguarda l’esterno mi sembra di essere tornato a quando sono arrivato». Ah, quasi dimenticava. «E attenzione al Verona. Si è rinforzato e sarà una partita differente da quella dell’andata». Nessun dettaglio sarà concesso all’imprevisto, ecco l’impressione.
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