(Il Messaggero – U. Trani) «Roma è una città dove spesso ci si accontenta, ma non è il mio caso». Di Francesco si presenta a viso aperto nella pancia del Wanda Metropolitano. Non è qui, approfittando della cornice di 65 mila spettatori, a raccogliere consensi per il derby vinto o per la serie positiva di 6 vittorie, arricchita dal pari pesantissimo a Stamford Bridge. «Io penso all’Atletico e non al Genoa: per me la partita decisiva è questa». Dà l’impressione di andare avanti a slogan. E, invece, prende la mira. «Scelgo sempre i migliori. Se Nainggolan è qui, vuol dire che è disponibile». L’obiettivo è di entrare nelle migliori 16 d’Europa con un turno d’anticipo, imitando Capello e Spalletti. «Non mi sarei mai aspettato di vederli con 3 punti dopo 4 gare. Noi, a parte all’andata con loro, abbiamo fatto davvero bene e avremmo meritato di vincere a Londra con il Chelsea. Speriamo di qualificarci e arrivare primi nel girone».
PROVOCAZIONE RESPINTA – Nessuno ha regalato niente alla sua Roma. Ma l’inviato del Corriere del Ticino riesce, comunque, a stuzzicarlo. «Io c’ero quando hai preso sette gol dall’Inter. Sia a Milano che a Reggio Emilia». Di Francesco, prima di qualche scongiuro che ci sta tutto, unisce pollice e indice. Fa il segno zero: il saldo negativo fu di 14 a niente, in due campionati diversi, da allenatore. «Magari avessi segnato un gol» sorride, senza indispettirsi. «Fa parte del processo di crescita di un tecnico. E’ un record che difficilmente mi sarà tolto: voglio vedere chi riesce a prendere sette reti in A due volte e dalla stessa squadra senza farne nemmeno una». Esalta l’aggressività dell’Atletico e il carattere di Simeone. Ricorda la partita al Calderon in Coppa Uefa, da giocatore e con Zeman in panchina. «Furono due grandi sfide, ma al ritorno purtroppo pesarono gli errori dell’arbitro». Già, l’olandese van der Ende. «Qui, comunque, non modificheremo il nostro atteggiamento, andando a occupare la metà campo avversaria». Il gruppo lo segue. «Da inizio anno ho messo a disposizione le mie idee. Sono contento che facciano cene di squadra, anche se non mi hanno invitato, magari meglio qualche bicchiere di vino in meno». «Solo acqua» sorride accanto a lui Perotti. «Quel gol sbagliato da Saul all’andata potrebbe aver cambiato la nostra storia e anche la loro». E’ il rigorista. «Non ho avuto un maestro, sono dieci anni che ci lavoro, da Siviglia. Mi ha aiutato un mio amico portiere». Proprio come ha fatto Alisson, all’andata, con la Roma: «La mia migliore partita da giallorosso».
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