AS ROMA NEWS FEYENOORD KOKCU – Mi manda Totti. Potrebbe cominciare così la storia di Orkun Kokçu, calciatore olandese naturalizzato turco, talento del Feyenoord, 21 anni, 49 presenze stagionali, 9 gol e 9 assist, costato appena 40 mila euro al club di Rotterdam e ora con un valore di mercato stimato in 17 milioni. Il suo contratto scade il 30 giugno 2025. Orkun fu segnalato alla Roma da Francesco Totti la scorsa estate e in Italia è l’agenzia dell’ex capitano giallorosso, la CT10 Management, che si occupa di lui. Abile e arruolato dopo un affaticamento muscolare, Kokçu s’illumina quando si parla di Roma e di Totti. Questa la sua intervista a Il Messaggero:
Qual è la verità di questa storia?
«La scorsa estate, quando la Turchia giocò contro l’Italia la gara degli europei all’Olimpico, mio padre venne a Roma perché c’erano stati dei rumors e voleva approfondire la cosa. La segnalazione di Totti mi riempì d’orgoglio. Parliamo di un ex calciatore conosciuto in tutto il mondo. Totti era un fuoriclasse e godere della sua considerazione è un riconoscimento enorme. Credo che con la Roma non ci siano però stati contatti ufficiali. Mio padre non incontrò alcun dirigente del club».
Lei voleva cambiare aria?
«Non ero completamente soddisfatto della situazione e quindi mi stavo guardando intorno. Devo dire che con il nuovo allenatore le cose sono migliorate. Ho vissuto una stagione importante e ora c’è questa finale di Conference proprio contro la Roma. La vita talvolta è bizzarra».
Lei è nato a Haarlem, ma la sua famiglia è turca e suo fratello gioca nel Giresunspor: come concilia l’Olanda con le origini?
«Sono cresciuto in uno schema culturale nordeuropeo, ma a casa si è sempre respirata aria di Turchia. Parlo olandese, turco e inglese. Sono un millennial: siamo cittadini nel mondo».
Per questa ragione ha scelto la nazionale turca?
«Sinceramente i motivi della mia decisione sono stati due. Il primo è che in Olanda la concorrenza è maggiore e gli spazi minori. Io voglio avere confini più ampi. La seconda è che sono sempre stato orgoglioso delle mie origini».
Nella Turchia gioca Under, ex romanista.
«Quando risposi alla prima convocazione in nazionale, legai subito con lui. Siamo stati avversari nella semifinale di Conference: altro incrocio incredibile».
Avete parlato della Roma?
«In quel momento avevamo altro per la testa: io la gioia della qualificazione, lui il dispiacere dell’eliminazione».
Il Feyenoord ha dieci giorni di tempo per preparare la finale, mentre la Roma arriverà più stanca: per voi è un bel vantaggio.
«Non è detto perché giocare significa stare sul pezzo. Noi dobbiamo fare attenzione a non arrivare troppo rilassati alla gara di Tirana».
Il calciatore della Roma da non perdere di vista nella finale?
«Pellegrini. Ha i colpi del campione».
Nel suo pantheon personale chi sono gli idoli?
«Quando ero bambino stravedevo per Iniesta. Ora ammiro De Bruyne».
La partita più importante?
«Le due sfide con il Marsiglia: ci hanno portato in finale».
La sua storia al Feyenoord è cambiata con l’allenatore, Arne Slot: perché?
«E’ molto chiaro nelle idee e nei rapporti. Gli piace il calcio offensivo. Il suo punto di riferimento è Guardiola».
Che cosa c’è nella sua vita oltre al calcio?
«Tra allenamenti e partite non riesci a dedicarti ad altre cose, però ho scoperto il padel. Mi ha letteralmente conquistato».
Anche Totti adora il padel.
«Non lo sapevo. Vede? La vita è fatta di incredibili coincidenze».
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