Filipe Luis, giocatore dell’Atletico Madrid, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport parlando della sfida contro la Roma e della possibilità di poter passare il turno in Champions League.
La Roma?
“Siamo praticamente eliminati ma dobbiamo batterla. Per noi stessi, per continuare a crescere e a sperare. La Roma è quasi passata, sta bene ed è un’ottima squadra ma pensiamo di poterla battere perché all’Olimpico abbiamo fatto una grande partita, meritavamo di vincere. E poi giochiamo in casa”.
Ha rapporti con i brasiliani della Roma?
“Con Alisson, per la nazionale, e perché è del sud del Brasile, come me. Un ragazzo serio, educato, lavoratore. Saremmo amici anche senza il calcio”.
Conosce Anna Frank?
“Chiaro. Entrambe le mie nonne italiane, e i nonni sono uno tedesco e l’altro polacco. Tutti emigrati in Brasile durante la guerra. Mi chiamo Kasmirski, so come hanno sofferto in Polonia. E conosco la storia di Anna Frank: ho giocato nell’Ajax e quando ero ad Amsterdam ho visitato la sua casa-museo”.
Gli raccontiamo degli adesivi di Anna Frank in maglia giallorossa appiccicati dai tifosi laziali in curva Sud. Filipe ascolta con crescente incredulità. “Assurdo: viviamo in un mondo che cerca di unire le frontiere, mentre questo tipo di azioni ci fa procedere al contrario: si va all’indietro. A volte nel calcio si porta la rivalità oltre l’umano. A me piacerebbe vedere le tifoserie mischiate, magari ci arriveremo, però episodi come questo non aiutano a progredire verso un tifo positivo”.
Ha detto di avere ben due nonne italiane. L’hanno mai cercata dalla nostra Federazione?
“No, e non dovevano darmi un passaporto, ce l’ho già”.
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