Patrik Schick

(La Repubblica – F. Ferrazza) Se alla fine milleseicento romanisti hanno potuto assaporare il gusto di cantare a Dzeko “Portaci in finale”, è paradossalmente grazie (anche) a chi lo ha sostituito. Il pensiero della semifinale di martedì ad Anfield ha distratto il Liverpool ma non la Roma, nonostante in città siano scomparsi argomenti alternativi alla rivincita coi Reds. Forse per questo Di Francesco aveva fatto più fatica col Genoa all’Olimpico di quanta non gliene sia servita per trasformare la trappola Spal – in apnea salvezza e quindi sufficientemente aggressivo – in una scampagnata da 0-3. Tre buone notizie potrà mettersi la Roma nei bagaglio da portare lunedì sulla Mersey. La migliore è che a 121 giorni dall’unico gol romanista segnato fino a ieri ma in Coppa Italia, e pure inutile si sia sbloccato Patrick Schick. Un gol, due per qualcuno, perché sul 2- 0 di Nainggolan il piede aveva comunque provato a mettercelo, almeno finché non ha ammesso: « Non l’ho toccata » . Chissà se avrebbe confessato senza il colpo di testa del 3- 0, che oltre a regalare una mezz’ora in più di relax alla Roma, trasformando il finale in una lunga appendice a una partita già conclusa, ha permesso pure ai tifosi di scherzarci cantando un irriverente “ ha segnato Schick”. Ma che la parola “ riposo”, nella testa dell’allenatore non fosse seconda a “vittoria” lo dimostrava la scelta di tenere fuori cinque undicesimi della squadra che ha in testa per sfidare il Liverpool martedì ad Anfield. Facendo giocare persino tale Jonathan Silva, argentino misteriosamente scomparso a Trigoria per tre mesi dopo essere arrivato a gennaio in prestito dallo Sporting. E così la Roma mai vista ha potuto dimostrare, molto più di quanto non dicesse il risultato proiettato dal maxi schermo dello stadio Mazza a fine partita, che il talento cristallino nello sprecare occasioni non è prerogativa esclusiva dei titolari. El Shaarawy e Pellegrini, soprattutto, hanno permesso al portiere Meret ( prima di farsi male alla spalla) di fornire elementi sufficienti a spiegare perché i talent scout lo dipingessero come un mezzo marziano fin da quando era poco più che bambino. La terza buona notizia per la Roma è arrivata dalla periferia di Sandwell, Regno Unito, dove il Liverpool si è fatto bloccare sul 2-2 dal West Brom, nonostante il 40° gol stagionale di Salah, “ minacciato” da Bruno Peres («Gli ho detto che se martedì fa qualcosa che non deve, prende le botte » ) anche se per Di Francesco: «È stato un po’ più pigro del solito » . Lo dice per sottolineare che anche i rossi hanno la testa alla partita che aspettano tutti. E per cui inizia ad accendersi l’allerta sicurezza, visti i precedenti violenti tra le due tifoserie. Paradossalmente, la Spal ha alimentato la combustione del dopo partita più di quanto non fosse riuscita a fare con il confronto in campo, prendendosela con l’arbitro Tagliavento: «Il contatto di Fazio con Antenucci nel primo tempo? Se non è rigore quello… Devo star zitto, ma mi dispiace, poteva almeno andarlo a rivedere al Var » , si è lamentato il presidente Mattioli. Nervosismo comprensibile, visto che oggi il Crotone a Udine può marcare il sorpasso e lasciare la Spal sola al terzultimo posto. Pensieri cupi, lontanissimi da quelli di una Roma per cui, da oggi, esisterà solo il Liverpool. Dzeko, lasciando il Mazza, ci pensava già: «I cori “ portaci in finale?” Li ho sentiti, li ho sentiti», diceva con un sorriso. Che quasi pareva una promessa.



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