Roma, Roma, Roma, core de Montreàl. Cantano l’inno di Venditti, i duecento tifosi che hanno aspettato due ore sotto il sole l’arrivo della squadra. Applaudono, incitano. E quando entra in campo Totti, infilandosi la sua pettorina gps, parte l’ovazione: anche in Quebec c’è solo un capitano. «Incredibile, siamo a migliaia di chilometri dall’Italia – osserva il giovane Di Livio – eppure si sente il nostro inno. Sensazione fantastica».
ORGOGLIO – Nel centro sportivo degli Impact, un’ex caserma dei pompieri ristrutturata, la Roma ha vissuto la prima vera rimpatriata tra italiani: sono 300.000, tra connazionali di prima seconda e terza generazione, a vivere a Montreal. Circa il 10 per cento del totale degli abitanti dell’area metropolitana. Molti, essendo nati in Canada, parlano perfettamente il francese e l’inglese e della nostra lingua conoscono solo il dialetto della regione di provenienza della loro famiglia. Ma all’appartenenza e al legame con la madrepatria non rinunciano.
IL CLUB – Si sono affacciati naturalmente anche i rappresentanti del Roma club Montreal, un centinaio di affiliati iscritti all’Unione tifosi romanisti. Il presidente, Giuseppe Recine, è di Frosinone e ha un figlio calciatore: Santino, difensore centrale classe ’97, ex Primavera dell’Avellino e ora in cerca di una nuova squadra. Forse gliela troverà il papà, che di mestiere fa proprio il talent scout e il manager di calciatori. Il Roma club aveva invitato un giocatore alla festa, che si è celebrata due sere fa in un locale, ma per ragioni organizzative la società non ha potuto accontentarli.
MEDIA – Anche l’attenzione della stampa per l’amichevole del Saputo Stadium è enorme. Soprattutto perché a Montreal escono due quotidiani in lingua italiana: il Corriere Italiano e il Cittadino Canadese, che ovviamente hanno mandato i loro cronisti a seguire l’evento. Lo stesso Nainggolan, intervistato dopo l’allenamento, è sembrato sorpreso di tanto entusiasmo: «Ma è bello essere qui, è un’esperienza che ci arricchisce e ci permette di fare dei test in vista degli impegni che ci attendono».
LA CITTA’ – I biglietti per la partita costavano da 22,5 euro in su. Per gli Impact, quinti nel girone Est della lega nordamericana, è stato un buon collaudo in vista della partita di sabato che giocheranno sempre a Montreal contro Houston. E la gente non ha fatto mancare il proprio sostegno: è stato sfiorato il tutto esaurito. In Canada non funziona come negli Stati Uniti: lo sport nazionale è l’hockey ghiaccio, come mostra un enorme murale dedicato a un giocatore proprio lungo il fiume San Lorenzo, nella zona del porto vecchio, dove tra uno yacht e l’altro nella stagione estiva si balla salsa e si mangiano aragoste di qualità: la squadra del posto, i Canadiens, è la più decorata dell’NHL con 24 titoli vinti. Ma anche il soccer è seguito, sia per l’alta percentuale di popolazione proveniente dall’Europa, sia per gli investimenti del “bolognese” Saputo, che prima ha iscritto il club al campionato americano (MLS) nel 2012 e poi ha portato a Montreal stelle lucenti come Didier Drogba, particolarmente adatto alla città essendo di lingua francese.
STILE – Drogba, che ha 38 anni, è arrivato qui nel luglio 2015 firmando un contratto di 18 mesi senza dare troppo peso ai soldi (guadagna circa 2 milioni di euro all’anno) e pensando soprattutto a svolgere bene il suo lavoro: giusto il 24 luglio scorso ha segnato una tripletta contro Philadelphia e nel totale è arrivato a quota 19 gol in 22 partite con gli Impact. Il fatto è che a Montreal, polo vivo per intrattenimento e cultura, si vive bene, nonostante il freddo invernale che ha spinto la città a costruire la cosiddetta Underground City: una rete al coperto collegata a case, uffici, negozi, ristoranti, alberghi, università. Una volta dentro, attraverso uno dei 120 accessi, si può stare in letargo anche per sei mesi. E al limite uscire in tempo per andare a vedere la Roma.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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