A metà settembre si raccoglievano già segnali di precoce irrequietezza, Fiorentina e Roma sono eterna­ mente in cerca della loro tinta definitiva, rassicurante e frui­bile; se non la scovano, i dise­gni dell’estate vengono subito strappati e l’insofferenza è il so­lito nemico imperturbabile. Ba­nalmente una vittoria apre un nuovo mondo; inevitabilmente un insuccesso tramortisce la li­nea della continuità. Ma la sen­tenza su questo match è tal­ mente affidata al destino che chi gioisce, la Fiorentina, sa di non potersi sentire a posto e chi perde non deve disperarsi nelle angosce di Trigoria e dintorni.

I MOTIVI – Perché un certo bru­sio si avverte quando la Fioren­tina batte i corner dato che fi­nora aveva segnato soltanto su azioni dalla bandierina. E in ef­fetti l’occasione migliore arriva dall’angolo a Kalinic, di testa, da un passo. Niente. Allora si va alle scommesse sul palo: Nainggolan lo colpisce con ten­denza all’interno, però la palla rimbalza fuori; Badelj, con velo incriminato di Kalinic in fuori­ gioco, lo usa come sponda per il gol vittoria. In quasi due minu­ti, al tramonto del match, quan­do lo 0­-0 sembra l’intoccabile giusto esito.

ADDIO PRIMATO – È chiaro che ci rimette di più la Roma, non sol­tanto per i tre punti. Avrebbe raggiunto il Na­poli in testa, do­po la sconfitta della Juve: un avvertimento al­la concorrenza; e inoltre si deve la­mentare anche per un contatto sospetto in area tra Tomovic e Dzeko che avrebbe aumentato il suo primato di rigori in avvio di stagione: si ferma a quota cinque in sei gare. Soprattutto nel primo tempo la Roma go­verna la serata, cerca di aggiu­dicarsela anche con il lancio fra i centrali perché Dzeko ha sem­pre aria e la squadra è disegnata in modo differente da Spal­letti, con il 4­2­3­1 che porta Nainggolan davanti a Stroot­man e De Rossi. Il belga è il tre­quartista/mediano, una specialità che anni fa apparteneva a Pinzi tra Chievo e Udinese, in­ somma azione protettiva più che altro, ma rientra sempre nel discorso del cominciare a difendersi alle soglie dell’altra area, campo in cui eccellono al­cuni guru delle panchine euro­pee, anche Guar­diola, quindi Spalletti è nelle tracce dei più considerati. Il belga tra Badelj e Sanchez chiude la possibilità del gioco corto ai due, dando fasti­dio continuo al quadrato che do­vrebbe formarsi con Ilicic e Borja Valero, su cui in­tervengono anche i muscoli ca­renati di Strootman. Ma al cen­trocampista tatuato manca lo spunto offensivo, e pure le due ali Perotti e Salah ne trovano pochi. Entrambi sostituiti, quando tocca a Totti da 10 par­ te da lui la trama che conduce al palo. Florenzi è il più sveglio negli inviti lunghi per Dzeko, che però centra la porta soltan­to una volta (altre critiche) con un gustoso tiro al volo: Tataru­sanu ha il riflesso adeguato, idem nel recupero del recupero su El Shaarawy.

FIORENTINA IN ALTO – I viola non battevano la Roma in cam­pionato dal 2012, i giallorossi chiudono a 20 gare l’imbattibi­lità generale, in Serie A. Segna Badelj che fino a quel momento aveva sbagliato molto, troppo. E poi non è abituato alla rete. Nel 3­4­2­1 di Sousa talvolta il centravanti, o almeno l’uomo più avanzato, è Tello, sistemato alto a destra per ingabbiare Pe­res; anziché quinto difensore, lo spagnolo galleggia a centro­ campo, i viola difendono col 4­4­2 con Milic che deve aggiun­gersi ai tre centrali nei quali Gonzalo Rodriguez ha un inizio molto precario, con errori di posizione e rinvio. Fra gli sbagli di Tello e quelli di Milic, alla Vi­ola non resta altro che qualche ripartenza veloce per trovare l’esultanza su azione. Un con­tropiede non sfruttato da Ilicic e una botta di Milic su Szczesny sono le chance più belle prima delle due citate. Il migliore è Sanchez, lucido e determinato a centrocampo; Borja Valero ha un doppio ruolo, tra trequarti­ sta e esterno alto senza palla: corre molto, non sempre riesce quindi a innescare le punte. Perché la Fiorentina ha il solito difetto di arrivare alla trequarti e non saper andare oltre, anche quando Sousa tenta con Baba­car (due punte come a Salonic­co) e con Bernardeschi, alla quarta esclusione dall’inizio consecutiva. La rete arriva da fuori area, il modo lo sapete già. I difetti della viola non spa­riscono, ma per una notte pas­sano in secondo piano.

(Gazzetta dello Sport – P. Archetti)



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