L’appunto/critica più grande mosso alla Nazionale è di non brillare per talento. Il calcio italiano, purtroppo, offre poco sotto quest’aspetto, e tra l’altro è un concetto espresso soprattutto da Conte che, infatti, ha puntato e sta formando una squadra che abbia altre doti altrettanto valide: l’intensità, la coesione del gruppo, la capacità di assorbire un lavoro molto duro, etc etc. Nessuno ha mai definito scarsi i calciatori azzurri e davvero in pochi avranno detto e/o pensato che l’Italia non fosse in grado di superare la prima fase. Eppure, questo è il risultato: «L’Italia non è come la raccontano, non siamo scarsi, dopo il due a zero contro il Belgio i critici si sono rimangiati tutte le parole. Facciamo parlare gli altri, noi dobbiamo fare i fatti», firmato Alessandro Florenzi, che ha pure attaccato chi ha cambiato idea in corsa, come fosse un problema capitale. Ci mancava un bel io sono più uomo di voi» in stile Vieri in Prtogallo 2004, ed eravamo a posto.
UN GRUPPO AMMONITO – Il romanista poi ha evidenziato se stesso e i suoi comportamenti. «Sono senza voce per come abbiamo esultato dalla panchina dopo i gol al Belgio, l’arbitro poteva ammonirci tutti. Eravamo in piedi in ogni azione dell’Italia e siamo finiti addosso a Vertonghen quando ha discusso con Oriali». Il problema è che la canzoncina del gruppo unito l’abbiamo sempre sentita, prima di ogni competizione, ma spesso l’Italia non ha dimostrato di averlo davvero, vedi ad esempio in Brasile due anni fa (lui non c’era, però). Stavolta la sensazione è davvero positiva, in questo Florenzi (e gli altri) ha ragione, ma cosa è cambiato? «Gran parte del merito è di Conte, che ci ha trasmesso i suoi valori e ci ha consigliato di estraniarci dal mondo esterno», Ale dixit.
Florenzi è tra quelli che, contro la Svezia, potrebbe trovare spazio dopo aver saltato la partita d’esordio. «Io sono a disposizione dal 18 maggio e sto molto bene. La nascita di mia figlia? Penelope è la gioia più bella della mia vita, il suo arrivo migliorerà me, mia moglie e tutta la famiglia». Potrebbe giocare, Florenzi. Sì, ma dove, in che posizione del centrocampo? «A parte il ruolo di De Rossi, in ogni zona: cerco di dare più soluzioni possibili al ct. L’Italia corre tanto? Quando fissi l’obiettivo, vai e non fatichi».
ANTONIO E L’ARBITRO – Dopo Clattenburg, un alrro arbitro nemico di Conte. Italia-Svezia, dirige Viktor Kassai, protagonista in un Juve-Galatasaray, nel quale non ha concesso un rigore (su Quagliarella) sullo zero a zero. Dettagli.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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