Alessandro Florenzi

(Corriere della Sera) Uno mai banale. Uno che chiama la figlia Penelope. Uno che segna e bacia la nonna in tribuna. Uno che davanti a Messi s’inventa un gol che nemmeno Messi. Si rompe due volte e torna più forte di prima. «Tornerai più forte di prima» è la balla pietosa che si propina al disgraziato di turno che sta per finire sotto i ferri. Undici mesi dopo, Ale Florenzi, in fondo a un calvario che ti brucia solo a pensarlo, torna davvero più forte di prima. L’avete visto e non ci avete creduto. Imperversante, ma lucido. Gli è caduta la benda che prima lo confondeva. Ora vede calcio. Meno frenesia e più testa. L’assist a Dzeko. Corsa, dribbling, piede. Bufalo e cigno. Potente e illuminato. Che razza di animale calcistico è questo Florenzi? Di sicuro, unico nel pianeta. Per questo li chiamano fuoriclasse. Stanno fuori dalla classe, nel loro mondo a parte. Florenzi è allo stesso tempo dentro e fuori la classe. Gregario e mattatore. Umile a dirsi, superbo nel farsi. Le vedove di Totti possono cominciare a immaginare un ritorno alla vita.



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