Alessandro Florenzi

(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini) Ne rimarrà soltanto uno. Quell’uno non è Highlander, sta bene ma non troppo, in ogni caso abbastanza per spaventare ancora una volta Stefano Pioli. Alessandro Florenzi è l’unico terzino destro sano – di ruolo o no, il problema è superato ormai – rimasto a Eusebio Di Francesco. C’era Karsdorp: crociato anteriore. C’era Bruno Peres: lesione muscolare, se ne riparla dopo la sosta. C’era – anzi no, non c’è mai stato – Nura, che non esce più da un tunnel infinito: problemi al cuore, poi al ginocchio, ora a tormentarlo è la schiena. E allora va bene anche un mezzo Highlander. Florenzi ieri si è allenato in gruppo per una seduta, per la verità leggera, decisa dall’allenatore, una sorta di defaticante a 36 ore di distanza dal Chelsea. La cautela è massima, maneggiare con cura anche perché altri da mettere lì larghi a destra non ce ne sono. Ecco perché il programma prevede per oggi un lavoro differenziato, domani il rientro in gruppo per la rifinitura e la partenza per Firenze, pronto per la terza partita di fila da titolare: è la prima volta da quando il jolly è rientrato dall’infortunio, DiFra fin qui l’aveva centellinato.

RICORDI – Ora non può e chissà che non sia un segno del destino per Florenzi, a pochi giorni dal rientro in azzurro. E contro un allenatore, Pioli, che a nominarlo un po’ di buonumore glielo mette addosso. Alle squadre dell’attuale tecnico della Fiorentina Florenzi ha già segnato quattro gol. Mica banali, almeno un paio di questi. Il primo, ad esempio: 16 settembre 2012, il gol numero uno all’Olimpico della sua carriera. L’ultimo, poi: 3 aprile 2016, gol da capitano nel derby e Pioli che quel giorno proprio non lo dimentica, perché gli costò l’esonero. C’è materiale per la storia, ma ora Florenzi ha voglia di cronaca. Per lui, per Di Francesco e per il «giardiniere, perché quando vince la Roma, vince pure lui».



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