ULTIME NOTIZIE AS ROMA TORINO FONSECA – Se le parole sono interpretabili, le immagini non mentono. Prendete una foto di Paulo Fonseca dell’estate 2019 e una della partita di Amsterdam contro l’Ajax. Impressioni? L’effetto Roma è piombato addosso anche all’allenatore portoghese, centrifugandolo come è successo a (quasi) tutti quelli che lo hanno preceduto sulla panchina giallorossa, scrive La Gazzetta dello Sport.
Mediamente, comunque, Fonseca ha mantenuto un aplomb signorile, ma che la sua comunicazione si sia fatta più muscolare, è chiaro a tutti. Comprensibile. Ha cominciato la sua seconda stagione quasi da uomo solo al comando, senza un direttore sportivo ad affiancarlo e con la proprietà che a ottobre incontrava Massimiliano Allegri.
Non sembra esagerato perciò sottolineare che quel poco o quel tanto che la Roma ha avuto dal portoghese – 7° posto finora in campionato ed eliminazione in Coppa Italia, ma anche semifinale di Europa League – se lo sia conquistato con le proprie forze, sia pure anabolizzate dall’arrivo del connazionale Tiago Pinto a gennaio.
Il futuro giallorosso, però, è sempre in bilico, sia pure ingentilito da una serie di sondaggi dall’Italia (Napoli e Fiorentina?) e dall’estero (Benfica). Una cosa comunque è certa: per la società arrivare settimi o quinti non è la stessa cosa, ed è per questo che la partita col Torino assume una valenza non banale. Non sorprende, perciò, che oggi pomeriggio vorrebbe vedere più una Roma formula Europa, piuttosto che le versioni sbiadite di tanti match recenti di campionato. Ma con una sensazione di fondo, quella di non aver più bisogno di convincere nessuno. Come dire, se vi vado bene ok, altrimenti avanti un altro.
Nonostante l’ombra di Sarri si stenda sempre su di lui, Fonseca, da uomo intelligente, ha dimostrato di saper cambiare pelle quando occorre. Il tecnico che – sue parole – era ossessionato dal possesso palla, non si è affatto vergognato di concedere all’Ajax oltre il 70 per cento di possesso pur di blindare il risultato.
Forse non un calcio da palati fini, ma le sue risposte sono taglienti. «Lavoro per far vincere la Roma, non per convincere le persone. Quando si vince abbiamo più persone dalla nostra parte, quando non si vince ne abbiamo di più contro. Succede con tutti gli allenatori, lo capisco, ma la cosa più importante è lavorare per la Roma. In ogni partita abbiamo una strategia. Per quasi tutta la stagione si è detto che la Roma era la squadra che giocava meglio. In queste due partite contro l’Ajax, invece, abbiamo preparato una strategia diversa, specie nella seconda gara. Noi abbiamo la nostra identità, non è questo che caratterizza la nostra squadra, ma quando abbiamo bisogno di fare una strategia diversa la facciamo».
Ecco, quello che Fonseca cerca contro il Torino è una specie d’iniezione di quello che la squadra mette in Coppa. «Vorrei vedere la stessa concentrazione, determinazione e aggressività difensiva. È importante fare sempre una partita sicura difensivamente come abbiamo fatto con l’Ajax. Così possiamo migliorare in campionato».
D’altronde, l’effetto Europa è innegabile, visto che alla squadra – dopo i match di Coppa – è costato 18 punti su 33. «Questa è una stagione particolare. Posso dare molti esempi: il Villarreal ha perso, prima della Champions ha pareggiato il Bayern, l’Arsenal è decimo. Giocando ogni tre giorni, si ha meno calciatori disponibili e questo influenza il risultato». Per questo ogni domenica per Fonseca sembra essere da spalle al muro. Ma il portoghese ha cominciato a non farne più un problema. La Roma davanti a tutto. Poi sarà quel che sarà.
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