Rassegna stampa
Fonseca, fine dell’immunità
NOTIZIE AS ROMA FONSECA – La sua panchina non è in discussione. La sua Roma sì. L’addio quasi certo alla Champions in campionato, accende i riflettori anche su Fonseca.
Che tra discussioni legate al possibile cambio societario, i conti in rosso del club, gli inevitabili alibi che il tecnico potrebbe sciorinare (infortuni, rosa costruita male, più di mezza squadra con la valigia in mano), è rimasto per ora abbastanza al coperto dalle critiche.
Il ko di Milano, con il quarto posto ormai divenuto una chimera, ha riportato di colpo alla luce quelle perplessità che i due successi con Lecce e Cagliari pre-Covid19, avevano cancellato. Del resto Paulo, con la correttezza che lo contraddistingue, ha sempre detto che “un allenatore si giudica dai risultati“.
E questi, purtroppo per lui e per la Roma, latitano. Eliminato in Coppa Italia e quinto posto in campionato a distanze siderali (-9 che diventano -10 in virtù degli scontri diretti a sfavore) dal quarto (mai accaduto nell’era Usa un distacco così grande a 10 giornate dal termine: al massimo i punti erano stati 4, nella passata stagione e con Luis Enrique); 48 punti in classifica che lo vedono in ritardo sia con il primo anno di Garcia (-16), il primo di Spalletti subentrato in corsa (-8) e la stagione d’esordio di Di Francesco (-8);media di 1,71 che nelle ultime 8 gare è scesa a 1,25, senza contare che nel 2020 con 6 sconfitte in 11 gare, peggio della Roma hanno fatto soltanto il Brescia (ultimo), la Spal (penultima), il Lecce (terzultimo) e il Torino.
Domenica a San Siro la squadra che sembrava si giocasse il posto in Champions era quella di Pioli, non la sua. E tre giorni prima non fosse stato per due perle balistiche di Dzeko, chissà come sarebbe andata a finire con la Samp che ha tirato contro Mirante la bellezza di 13 volte, centrando per 10 lo specchio della porta.
Ora, nel difendere il quinto posto, Fonseca deve evitare il rischio del crollo verticale una volta che l’obiettivo Champions, almeno in campionato (rimane l’Europa League), è pressoché venuto meno.
Anche le parole di Pallotta che volevano essere un complimento – “Vedo molti allenatori che si lamentano con i media e con i tifosi perché il club non ha acquistato loro un determinato giocatore (…) quando non vincono. Non ho mai sentito Paulo farlo” – rischiano a lungo termine di diventare un boomerang. In primis perché se le cose non miglioreranno, prima o poi gli verrà rimproverato un atteggiamento troppo morbido nei confronti della società. E poi perché gli innamoramenti di Pallotta, quando i risultati mancano, si trasformano sempre in giravolte mediatiche senza eguali. Per informazioni chiedere a Sabatini, Zeman, Garcia, Spalletti, Di Francesco e Monchi.
(Il Messaggero)
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