Rassegna stampa
Fonseca: “In Italia il metro arbitrale non è lo stesso per tutti. E alla squadra parlo solo io”
NOTIZIE AS ROMA FONSECA – Ne ha un po’ per tutti. Ma con la sua solita eleganza, con il solito modo di dire le cose. Diretto e trasparente, ma senza mai trascendere nei toni e nelle sfumature. Paulo Fonseca ieri ha messo i puntini sulle “i” su tanti aspetti. Gli arbitraggi, l’interferenza di Petrachi negli spogliatoi di Reggio Emilia e le parole scambiate con Dzeko alla fine di quella partita con il Sassuolo. Poi ha parlato anche del Bologna, una partita che la Roma deve vincere a tutti i costi.
Fonseca finora non si è mai lamentato degli arbitri, se non nella sfuriata finale con il Cagliari, pagata poi con la squalifica. Ieri, però, ha voluto chiarire come la pensa, dopo che a Reggio Emilia la Roma ha subito ben sette cartellini gialli (di cui due sono valsi l’espulsione per Pellegrini).
«Con il Sassuolo non abbiamo perso per questo, ma francamente per me è difficile capire il motivo di tanti cartelli gialli – ha detto il tecnico romanista –. Una cosa però l’ho capita, qui in Italia il metro di arbitraggio non è uguale per tutte le squadre. Di certo noi non siamo una squadra che fa così tanti falli cattivi». Nella classifica delle ammonizioni stagionali la Roma è al quinto posto con 61 gialli (insieme alla Fiorentina). In vetta c’è proprio quel Bologna (72 ammonizioni) che stasera sarà ospite dei giallorossi, poi il Milan con 66 e Spal e Genoa con 64. Insomma, la Roma – almeno come sanzioni – è sicuramente tra le squadre più bersagliate da parte delle giacchette nere.
Il secondo passaggio chiave è quello su Petrachi e la sua sortita negli spogliatoi di Reggio, durante l’intervallo. Sortita che non è piaciuta né a Fonseca né al resto della società. «Non parlo ma di ciò che succede nello spogliatoio, ma ribadisco che sono sempre io a parlare ai giocatori. Fatto chiarezza su questo, aggiungo che però qui siamo tutti insieme: squadra, allenatore e società. Abbiamo perso, ma serve equilibrio, senza fare drammi». Un modo elegante per ribadire anche a Petrachi che durante la gara lo spogliatoio è suo e dei giocatori. Eventuali discorsi o ramanzine si possono fare in altri momenti, in altri contesti. Ma non in quello lì.
Poi il discorso è scivolato sulle parole di Dzeko a Reggio Emilia. Prima quelle a fine partita, dove Fonseca aveva rivelato che Edin gli aveva semplicemente chiesto di non parlare più con l’arbitro. Alcune ricostruzioni del labiale hanno invece portato a pensare ad un discorso tecnico, sulla possibile «solitudine» di Dzeko in fase offensiva. «Penso di aver dimostrato che non sono uno che mente. Dzeko mi ha semplicemente detto di non parlare ancora con l’arbitro, che non sarebbe servito a nulla, niente di più. Se non voglio trattare un argomento non ne parlo, ma se lo affronto non mento mai».
Quindi il riferimento di Dzeko ai giovani che devono dare di più. «Edin in realtà ha detto anche che siamo tutti responsabili, lui per primo. Lui è il leader dello spogliatoio. Più che critiche ai giovani mi sembrava un consiglio». E poi il Bologna. «Giocano a uomo, come altre squadre in Italia. Non sarà facile». Può rientrare Kolarov («Giocatore di carisma, vediamo…»), per sostituire Pellegrini è favorito Perotti su Mkhitaryan. «Abbiamo tante soluzioni, ci può giocare anche Kluivert». Quindi i giovani, Villar e Carles Perez («Devono ambientarsi, giocare nella Liga è diverso dalla A») e Smalling: «È possibile che resti. È un giocatore molto forte e importante per noi. E vivere a Roma gli piace».
(Gazzetta dello Sport)
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