Rassegna stampa
Fonseca incassa il voto di fiducia. Ma nei finali manca sprint
NOTIZIE AS ROMA FONSECA – Sarà stata anche imperfetta, ma la Roma vista contro la Juventus è stata la bella copia di quella ammirata (si fa per dire) a Verona all’esordio in campionato. Non è un caso, perciò, che Dan e Ryan Friedkin abbiano fatto pervenire a Paulo Fonseca il loro apprezzamento per la prestazione di una squadra che può rimproverarsi solo il poco cinismo nel chiudere una partita che avevano in pugno.
Il rimpianto, però, ha lasciato spazio anche a delle considerazioni sulla gestione soprattutto dei finali delle partite, in cui l’allenatore portoghese non ha convinto tutti i tifosi, che ieri hanno commentato la questione su social e radio private capitoline. Se al Bentegodi aveva tenuto banco il caso Dzeko – e il tecnico ha ufficializzato che il centravanti bosniaco, pur essendo psicologicamente in difficoltà, non si era affatto rifiutato di giocare – all’Olimpico è stato sollevata la questione cambi.
Partiamo dal primo dato che salta agli occhi: la Roma in due partite ufficiali ha fatto cinque sostituzioni. Apparentemente poche, nel calcio post-pandemia. Apparentemente poche anche se si pensa che il 24 giugno scorso – prima partita della squadra giallorossa dopo la sospensione dei campionati a causa del Covid – i giallorossi, che stavano perdendo in casa 0-1 contro la Sampdoria, ribaltarono la gara proprio grazie ai cinque cambi, che rappresentarono una iniezione di talento ed energia in campo. Risultato: 2-1 per la squadra di Fonseca.
Insomma, l’allenatore portoghese in una partita ha fatto lo stesso numero di sostituzioni effettuate in questo primo spicchio di campionato. Perché? In generale, il tecnico si fida parecchio delle sensazioni dei propri uomini e così, nonostante che né a col Verona né con la Juventus la via del gol ad un certo punto fosse stata smarrita ed il pareggio apparisse assai sgradito, dalla panchina è arrivato un apporto modesto, a onor del vero anche sul fronte della qualità messa in campo dai sostituti. Con queste premesse, non sorprende che, alla fine della partita contro i bianconeri, lo stesso Fonseca abbia detto: «Ho chiesto a Pedro, Mkhitaryan e Dzeko come stessero e lo mi hanno detto che volevano continuare. Così non ho fatto i cambi perché ho visto che la squadra stava bene e quindi non ne avevo bisogno». Possibile, anche se Pedro (33 anni) e Mkhitaryan (31 anni) avevano corso rispettivamente per 11,2 e 11,4 chilometri. In effetti, non poco.
Gli effetti collaterali che ci sono, comunque, a volte possono essere anche psicologici. Pensate a giocatori come Lopez e Cristante, che sentono di avere addosso le stimmate della titolarità, oppure di giovani in rampa di lancio come Kluivert, Perez e Villar, che vorrebbero senz’altro giocare di più. La grande sorpresa, però, ieri l’ha riservata Diawara, che finora è apparso sempre come uno dei fedelissimi di Fonseca, che per parte sua gli ha saputo fare sempre fiducia.
Invece, l’agente del centrocampista, Daniele Piraino, ha espresso il proprio malumore non solo per la panchina del suo assistito, ma anche per la gestione complessiva. «È un vero peccato che non abbia giocato dal primo minuto contro la Juventus – ha detto al sito Tmw – . È stato contento per la prestazione dei compagni, ma ci teneva a giocare dall’inizio, soprattutto per stare nei titoli per quel che fa e per come merita».
E a chi gli chiede come ci possano essere anche svolte di mercato in questa malinconia, l’agente replica: «Manca una settimana alla fine del mercato. Se alle sviste nella lista sommiamo le scelte tecniche, dobbiamo fare il punto con la società. Vorremmo chiarezza sul reale ruolo e sull’importanza di Amadou nel progetto del club». Parole taglienti, che non sono state troppo gradite dalla dirigenza. Non è un caso, infatti, che da Trigoria spieghino che di offerte reali – segnatamente di Arsenal e Tottenham, come si sussurrava – in realtà non ne sono arrivate. A questo punto, l’impressione è che se arrivassero (in tempi rapidi) delle richieste concrete potrebbero essere prese in considerazione, ma senza fare sconti a nessuno, al netto delle forzature.
L’impressione è che, con l’inizio dei doppi impegni settimanali, per Fonseca sarà più semplice gestire anche la rosa, che presto dovrebbe ritrovare anche Perotti. Il problema, però, forse è anche legato sul tipo di utilizzo di alcuni calciatori. Cristante, ad esempio. Acquistato anche per la estrema prolificità in attacco, con l’allenatore portoghese ha arretrato il proprio raggio d’azione, addirittura finendo per essere impiegato anche da difensore centrale, come gli è successo contro il Verona. Insomma, il futuro è tutto da scrivere. Ma la sensazione è che ci sarà bisogno di tutti.
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