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Rassegna stampa

Friedkin, ecco tutte le strategie: dalla scelta dei manager all’uscita dalla Borsa

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NOTIZIE AS ROMA FRIEDKIN – La speranza era ovviamente di essere intenti in tutte altre cose. Magari nella preparazione della partita con il Wolves, nella speranza di vincere l’Europa League, sognando il ritorno in Champions. Ed invece il giorno dopo la Roma è lì a leccarsi le ferite, anche se l’entusiasmo portato dallo sbarco di Friedkin ha reso meno amaro il finale di stagione.

Resta, però, come l’eliminazione con il Siviglia abbia chiuso un’annata avara di soddisfazioni, soprattutto in considerazione degli obiettivi iniziali posti da Paulo Fonseca: «Vogliamo ritornare subito in Champions. La mia non è una promessa, ma ho la convinzione che si possa vincere uno dei tre trofei». La realtà, alla fine, parla di tutt’altro: 5° posto in campionato, eliminazione ai quarti in Coppa Italia ed agli ottavi in Europa League. Resta, appunto, lo sbarco di Dan Friedkin a cancellare un po’ tutte le delusioni. Per ora basta questo, ma è chiaro come la prossima stagione dovrà essere molto diversa da quella attuale.

Ecco perché nel frattempo si è iniziato a lavorare subito forte sulla nuova società. Del resto, la Roma si ritroverà a Trigoria il 27 agosto per i tamponi di turno, mentre il giorno dopo inizierà la preparazione. Insomma, il tempo stringe, ci sono appena venti giorni per costruire le basi. Quel che è certo è che a guidare il club sarà da vicino Ryan Friedkin, il figlio di Dan, che anche nei mesi scorsi è venuto spesso nella Capitale, dove ha stretto già dei rapporti di amicizia intensi (con Francesco Polimanti, ad esempio, nipote di Andrea Leone).

Con lui a traghettare il club ci sarà Guido Fienga, che almeno inizialmente resterà Ceo del club. Fienga, tra l’altro, ha il contratto in scadenza ad ottobre. Qualcuno vocifera che sia stanco delle tante pressioni, qualcun altro che sarà lui ad andare avanti almeno per un altro anno. Di certo, oggi il riferimento di Friedkin è lui, l’uomo di cui Dan si fida più di tutti.

Resteranno al loro posto anche altri dirigenti apicali come Francesco Calvo (Cfo, vale a dire direttore commerciale) e Manolo Zubiria, che era legato a Pallotta ma che ha anche un profondo rapporto con Fienga (e che continuerà ad occuparsi di rapporti internazionali).

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Da sciogliere, invece, il nodo del d.s. (di cui si parla accanto), mentre il vivaio dovrebbe restare nelle mani di Bruno Conti, già riabilitato dalla vecchia dirigenza. A sorpresa, invece, potrebbe decidere di ripensarci Morgan De Sanctis, le cui dimissioni erano già state presentate giorni fa. Nel nuovo Cda, invece, entreranno uomini di fiducia di Friedkin come Marc Watts, Eric Williamson e Brian Walker, mentre nelle quote italiane dovrebbe essere confermata la presenza di Gianluca Cambareri (studio Tonucci & Parteners, da anni lo studio legale che assiste la Roma) e l’ingresso di Alessandro Barnaba (il banchiere romano di casa a Londra e manager di JP Morgan, l’advisor di cui si è servito Friedkin nell’acquisizione del club giallorosso).

Ieri, tra l’altro, la Roma e il The Friedkin Group hanno emesso un altro comunicato in cui si fa ulteriore chiarezza sulle cifre dell’operazione da 591 milioni che ha portato il club nelle mani del nuovo proprietario. Il prezzo che Dan pagherà per l’86,6% delle azioni è pari a 63,414 milioni, a cui aggiungere 8,486 milioni per le altre partecipazioni dirette ed indirette, 16,019 milioni per i finanziamenti soci erogati per il nuovo stadio e 111,079 per la copertura dell’aumento di capitale da 150 milioni deliberato e in parte già versato.

A Pallotta e soci, alla fine, è andata quindi una cifra di 199 milioni, con il totale dei debiti che Friedkin ha dovuto coprire di ben 413,079 milioni di euro e un working capital (i soldi che verranno immessi nel club per la gestione corrente e per l’eventuale mercato) di 63 milioni. Ulteriori informazioni saranno poi fornite il 10 agosto, anche in virtù del lancio dell’opa sul flottante del resto delle azioni, pari al 13,4%.

Se Friedkin dovesse portarne a casa il 90% scatterebbe l’opa obbligatoria, fattispecie che sarebbe funzionale al delisting del club, come scritto nello stesso comunicato. Di fatto, dopo venti anni la Roma potrebbe uscire dalla Borsa (vi entrò nel maggio del 2000, sotto la presidente di Franco Sensi).

Ad oggi Fonseca non sembra in discussione, anche se ovviamente un ragionamento verrà fatto anche sulla panchina del futuro. La stagione attuale è stata deludente, nonostante lo stesso Fonseca l’abbia definita «positiva». Ed è normale che si ragioni anche su questo. I tempi, però, per cambiare eventualmente sarebbero minimi, esattamente come le soluzioni. Una potrebbe anche essere il ritorno di Luciano Spalletti, il terzo della sua storia giallorossa. Anche se la stima verso Fonseca resta forte.

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(Gazzetta dello Sport)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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