Dan e Ryan Friedkin

ULTIME NOTIZIE AS ROMA FRIEDKIN – Da un po’ di tempo in giro per Roma si sente una cantilena che suono più o meno così: «Non parlano mai, ma almeno i fatti li fanno». Già, solo che adesso anche i fatti iniziano ad essere meno luccicanti di quanto poteva sembrava all’inizio del loro percorso. Certo, hanno avuto il merito di portare José Mourinho nella Capitale, che non è una mossa da poco. Anzi. E anche quello di aver preso la Roma in una situazione economica a dir poco disastrosa, caricandosi sulle spalle debiti ed impegni futuri, scrive La Gazzetta dello Sport.

Ma il primo anno dei Friedkin (presero la Roma nella notte tra il 5 e il 6 agosto 2020), a conti fatti, si chiude con un bilancio da rivedere. In tutti i sensi. E chi aveva sognato con il loro arrivo anche lo sbarco in giallorosso di alcuni campioni (Donnarumma e Icardi i nomi più gettonati, ma sono stati avvicinati anche Sergio Ramos e Boateng) si è dovuto ben presto ricredere. Del resto, Dan e Ryan erano stati chiari nella loro prima e unica intervista (rilasciata al sito del club). «La Roma è come un gigante addormentato, con il tempo vogliamo competere per dei trofei a tutti i livelli. Ma per vincere ci vorrà pazienza, i campioni non si costruiscono dall’oggi al domani».

I Friedkin finora hanno speso ben 387 milioni di euro, tra i 199 investiti per l’acquisto del club (al netto dei debiti, con un enterprise value di 591 milioni) e i 188 immessi nel giro di un anno per versamenti in conto di aumento capitale. Tanti soldi, soprattutto per coprire l’attività corrente, anche se i conti del club danno allarme rosso (oltre 300 milioni di debiti e una proiezione negativa anche per il prossimo bilancio, se ne parla più dettagliatamente nel pezzo a fianco).

E poi hanno iniziato a cambiare le cose all’interno del club. Sono arrivati così ben dieci nuovi dirigenti: Tiago Pinto (general manager), Lombardo (segretario generale), Vergine (responsabile del settore giovanile), Van Den Doel (direttore marketing), Scalera (direttore relazioni governative), Pastorella (direttore di Roma Departments) Murgo (capo del personale), Krauss (capo della sicurezza), Vitali (responsabile ufficio legale) e Maurizio Costanzo (advisor comunicazione).

Una rivoluzione totale, a cui però non hanno fatto seguito – almeno fino ad oggi – i risultati sul campo. E neanche quelli sul mercato. La squadra lo scorso anno è arrivata settima e, come ha detto lo stesso Mourinho, bisogna capire «perché è finita a -29 dall’Inter campione d’Italia e a -16 dalla zona Champions». E le sessioni di mercato sono state finora al di sotto delle attese.

Da quando sono a Roma i Friedkin hanno infatti gestito due sessioni reali di mercato. Quella di gennaio scorso, in cui è tornato El Shaarawy ed è arrivato il deludente Reynolds. E quella attuale, dove dopo aver perso l’obiettivo numero uno (Xhaka), a Trigoria sono arrivati Rui Patricio, Vina e Shomurodov, tutti tra l’altro assai ben pagati (per un totale di 42 milioni di euro, più 7,5 di bonus variabili).

Ma è soprattutto nelle uscite che il bilancio latita, visto che a gennaio la Roma non è riuscita a piazzare nessun esubero («Per questo non sono soddisfatto di quanto fatto», disse all’epoca lo stesso g.m.) e anche oggi sono quasi 25 i giocatori ancora da piazzare altrove, con un carico di oltre 40 milioni lordi di ingaggio fermi lì, senza possibilità di essere sfruttati. Florenzi sembra destinato ad andare al Milan, ma poi ci sono da piazzare ancora i vari Pastore, Pedro, Santon, Nzonzi, Olsen e Fazio. Oltre ai tanti giovani come Coric, Bianda, Riccardi, Bouah, Celar, Providence, Pogdoreanu e tanti altri ancora. A Trigoria c’è praticamente una squadra intera ad allenarsi a parte, con la speranza che da qui al 31 agosto «evapori».

Nel frattempo, ovviamente, l’altro grande tema della proprietà è la costruzione del nuovo stadio. Dopo aver infatti abbandonato il progetto di Tor di Valle e aver recentemente incassato dal Comune la revoca del pubblico interesse sul sito precedentemente preposto alla costruzione (con tanto – però – di rischio di cause incrociate di centinaia di milioni, tra Comune e proponenti stessi), i Friedkin ora stanno lavorando per un secondo progetto.

Ci sarà da aspettare le amministrative del prossimo mese di ottobre per capire con che colore politico dialogare, ma intanto si stanno studiando nuove aree e siti (il Gamozetro, lo Sdo di Pietralata e la zona dei vecchi mercati generali, sull’Ostiense). Il segno di discontinuità con il vecchio progetto i Friedkin lo hanno voluto apporre quando hanno definito la Roma «solo una mera utilizzatrice nel progetto di Tor di Valle». Di certo ora c’è che quello nuovo sarà uno stadio e basta, «verde, sostenibile e integrato con il territorio».

Di buono e di diverso rispetto al passato c’è che Dan e Ryan sono davvero sempre presenti, sia a Trigoria sia (quasi) ovunque vada la Roma. Una presenza diversa rispetto a quella di James Pallotta che era solito demandare tutto ai suoi uomini di fiducia. E questo è sicuramente un aspetto positivo, a cui però ora devono far seguito i risultati.

Aver portato a Roma Mourinho tramite silenzi e depistaggi gli ha fatto guadagnare considerazione all’interno dei tifosi, ma l’arrivo del portoghese non deve diventare un boomerang. Nel senso che ora la gente si aspetta anche degli acquisti di spessore, proprio mentre Mourinho sta plasmando la rosa attuale cercando di infondergli sempre più cattiveria agonistica (che però non deve trascendere in isterismi, come contro il Betis). Questa Roma più che sui nomi punti sulla fame, sulle motivazioni e sulla voglia di vincere e arrivare. Insomma, i parametri tecnici sono diversi rispetto al passato, la speranza è che lo siano presto anche i risultati.



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