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Rassegna stampa

Friedkin-Pallotta, firme arrivate: la Roma è di Dan

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NOTIZIE CESSIONE AS ROMA FRIEDKIN – È destino che lo sbarco americano in Italia sia in piena estate. Quando c’è da investire nel calcio, e soprattutto a Trigoria, dagli Usa si presentano sempre nello stesse mese. Scelgono agosto. Adesso, come 9 anni fa. Il closing della proprietà attuale (e ormai uscente) ci fu il 18 agosto del 2011 (presidente Di Benedetto che poi lasciò l’anno dopo); entro poche ore la fumata bianca per la cessione della Roma: alle 8 di mattina o alle 18, dopo la chiusra della Borsa.

Sarà Dan Friedkin l’erede di Pallotta. E non c’è da stupirsi, essendo stato proprio il texano l’unico interlocutore credibile. Il bostoniano si è arreso all’evidenza. E, già da martedì sera (piena notte in Italia), ha capito che l’asta, chiamando in causa soggetti esotici sui quali sarebbe stato il caso di approfondire e a lungo, avrebbe generato solo altra confusione attorno al pianeta giallorosso.

Attualmente è a rischio la continuità aziendale, con l’iscrizione al campionato in bilico: entro il 19 agosto vanno presentate le garanzie alla Covisoc che non si accontenta più di parole e rassicurazioni. Già stamattina dovrebbe essere preparato il comunicato più atteso dalla tifoseria che, richiesto dalla Consob, certificherebbe il passaggio di proprietà.

Il bluff è stato scoperto ieri a metà mattinata: il sito Al Jarida ha annunciato l’uscita di scena di Fahed Al Baker. La cordata del Kuwait è evaporata. L’uomo d’affari mediorientale, coinvolgendo nell’operazione 2 soci, si è chiamato fuori, rendendosi conto di non avere il tempo per rimontare su Friedkin, lanciatissimo ormai verso l’acquisizione del pacchetto di maggioranza.

I suo legali, anche negli ultimi giorni, sono stati in contatto con quelli di Pallotta per essere pronti allo scambio delle firme. Full immersion continuata fino a tarda sera. I documenti sono pronti già da settimane e l’offerta del texano non è mai cambiata: 575 milioni. E sarà la cifra ufficiale, lontana dai 703 milioni pre-lockdown. Così 490 vanno a coprire i 300 di debiti e 190 al presidente (scontento per minusvalenza). Gli 85 sono da destinare all’aumento di capitale (60 milioni entro fine dicembre: 42 li verserà il nuovo proprietario, gli altri i soci minori).

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E la metà saranno spesi per migliorare la rosa di Fonseca. L’obiettivo del texano è dare continuità al lavoro del portoghese: quindi confermando Pellegrini e Zaniolo, richiamando Smalling e regalando alla piazza un colpo di primo piano. Il forte indebitamento del club ha al momento bloccato ogni operazione: è stato preso solo Pedro, a fine contratto con il Chelsea.

Andrà abbassato il monte ingaggi e ceduto mezzo gruppo (tra i 10 e i 14 giocatori). Il vantaggio è lo slittamento del mercato a settembre. Chi entra, avrà la possibilità di capire come muoversi. Toccherà al ceo Fienga occuparsi di questo periodo di transizione. Affrontato con angoscia per le scadenze sempre più vicine.

La Winners Kuwait, insomma, ha fatto cilecca. Al Baker non è stato nemmeno appoggiato dell’ambasciata del suo paese in Italia. Che non ha sposato la sua iniziativa non conoscendolo a fondo. La Roma si è informata, ma non ha avuto certezze sulla solidità economica della cordata. Pallotta lo avrebbe pure aspettato, ma i suoi soci statunitensi hanno detto no, spingendolo ad accettare la proposta di Friedkin. Seria e trasparente.

Il bostoniano, attivo in Inghilterra per prendere il Newcastle, si è ritrovato spalle al muro. Ogni suo tentativo è andato a vuoto. Non si è saputo più niente nemmeno del fondo dell’Ecuador con base in Uruguay. L’unica sponda è rimasta Houston. Sempre in contatto e presente. Disponibile ad andare anche oltre a qualsiasi ultimatum. Fonseca, in serata, ha chiesto informazioni nel ritiro di Dusserldorf sull’esito della trattativa. I dirigenti gli hanno risposto dandogli la buonatte con il sorriso. 

(Il Messaggero – U. Trani)

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FOTO: Credits by Shutterstock.com

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