Rassegna stampa
Friedkin-Roma: avanti
NOTIZIE CESSIONE AS ROMA FRIEDKIN – La trattativa con Friedkin può riaprirsi. Il texano sembra disposto a riprendere le negoziazioni con Pallotta, evitando lo scoglio del seller financing (ovvero il prestito concesso da parte del venditore della società verso l’acquirente, n.d.r.), al quale ha fatto riferimento il presidente romanista nella sua ultima intervista che ha fatto molto discutere.
Le parole del bostoniano potrebbero aver riaperto la partita, cominciata nell’ottobre scorso. Friedkin non sembra intenzionato a rilanciare rispetto ai 575 milioni offerti il 18 maggio scorso, esattamente un mese fa. Ma è pronto a rivedere le condizioni di pagamento. Persone vicine a Friedkin non escludono questa possibilità, anche se da Houston non arrivano conferme ufficiali. Qui non si tratta di rinegoziare il valore della società, ma di rivedere i termini di pagamento.
Pallotta non resterà a lungo alla guida della Roma, la sua decisione l’ha presa da tempo, la società resta in vendita e negli ultimi tempi sono arrivate altre due manifestazioni d’interesse da parte di investitori statunitensi. Niente di concreto per ora. Gli interventi più recenti del presidente sul club sono visti nell’ottica di chi deve vendere: il prestito per garantire liquidità per l’ordinaria amministrazione, la necessità di snellire la struttura con i tagli sugli ingaggi dei giocatori e sul personale. Pallotta vuole ridurre i costi per rendere più appetibile la Roma sul mercato. Anche l’acquisto congelato di Pedro, che ha scatenato la reazione scomposta di Petrachi, va visto in questa ottica. Prima le cessioni.
La trattativa con Friedkin resta complessa, ma nelle ultime ore c’è stata una riapertura. Pallotta aveva rifiutato l’offerta di 575 milioni, compresi gli 85 per garantire competitività alla squadra. Gli uomini di Friedkin, che avevano studiato per mesi le dodici società che compongono la galassia giallorossa, avevano indicato al magnate texano un’offerta congrua, che partiva dal valore complessivo di 490 milioni, di cui circa 300 rappresentati dal debito, mentre i restanti 190 milioni erano il frutto della stima degli asset della società. Pallotta e i suoi soci, che possiedono circa l’88 per cento delle azioni, avrebbero quindi incassato circa 170 milioni dalla cessione a Friedkin. Pallotta ha detto nell’intervista di aver investito 400 milioni nella Roma, ma si arriva a quella cifra con gli 80 milioni investiti sullo stadio. Cedere a quelle condizioni avrebbe portato Pallotta e soci a perdere circa 140 milioni di euro. Questo è stato il motivo che ha spinto l’uomo di affari di Boston a respingere l’offerta del magnate texano. Il presidente sarebbe pronto a riaprire la trattativa anche domani. E Friedkin per superare l’impasse potrebbe decidere di pagare subito i 575 milioni, dai quali però non intende spostarsi.
Pallotta spera di vedere approvare il progetto stadio in tempi brevi, ha espresso il suo ottimismo anche nell’intervista al sito della società. Ma per l’ultimo passaggio in aula bisognerà aspettare la fine dell’estate. Finchè non cambia la proprietà dei terreni, in Campidoglio non votano nulla, anche perchè si sta ancora lavorando alla stesura definitiva della Convenzione. Ma Vitek prima di chiudere vuole sapere chi sarà il suo socio nella realizzazione del progetto di Tor di Valle. L’iter dal punto di vista tecnico è concluso, dopo mesi di lavoro e un difficile accordo raggiunto sulle prescrizioni con i proponenti, con un contratto che regolerà i rapporti tra pubblico e privato. La Convenzione dovrà passare prima al vaglio delle Commissioni consiliari e della Giunta, dove si potrebbe votare entro il mese prossimo, se Vitek dovesse firmare l’accordo con Unicredit come previsto entro la fine di giugno.
(Corriere dello Sport)
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