E’ un impegno sostanziale, più che un auspicio: la Roma pretende di riavere indietro il suo popolo. Anche gli azionisti, dopo l’appello lanciato dal nostro giornale ieri, nel corso dell’assemblea hanno chiesto di battersi per tirare giù le barriere dell’Olimpico. E i dirigenti non si sono sottratti alla replica: «Non è soltanto la barriera divisoria che ci trova in disaccordo. Nella nostra filosofia andrebbero eliminate anche le barriere tra gli spalti e il campo, come succede a Udine, Torino e anche Reggio Emilia, dove i nostri tifosi hanno tenuto un comportamento esemplare». Mauro Baldissoni ha confermato le strategie della società nel giorno dell’insediamento di Umberto Gandini, come amministratore delegato: «E’ una situazione anormale. Ed è giusto che venga ripristinata la normalità». I confronti con le istituzioni continuano anche se il questore D’Angelo per adesso sembra irremovibile sulla cronologia comportamentale: prima i tifosi tornino all’Olimpico comportandosi civilmente, poi toglieremo le barriere.

LA BATTAGLIA – Proprio Gandini, a margine della seduta, ha chiarito: «L’obiettivo di ripopolare lo stadio è condiviso da tutti coloro che fanno parte di questo club. La situazione è precaria e la squadra offre il suo spettacolo a pochi intimi. Ma devo aggiungere che la società sul tema non è mai stata inerte. Chiaramente ci sono delle decisioni prese per l’ordine pubblico ma penso che il comportamento della tifoseria romanista sia assolutamente ineccepibile e quindi ritengo sia necessaria una revisione delle posizioni prese dalle autorità». Sulla scorta delle ultime trasferte: da Firenze a Reggio Emilia, i tifosi romanisti sono stati una spinta eccezionale e hanno trasmesso passione genuina senza creare alcun problema di sicurezza: «L’ho notato e mi ha fatto un enorme piacere. A Reggio Emilia è stato bellissimo vedere tutta la curva ospiti giallorossa esultare con i giocatori ai tre gol segnati sotto di loro. Mi auguro che questo continui ma trovo necessario riportare il pubblico romanista allo stadio». Lo stadio di casa. «L’emorragia di spettatori – chiude Gandini – è comunque un problema italiano, non solo di Lazio e Roma. Il nostro calcio deve trovare al più presto un antidoto per rilanciarsi sotto il profilo del prestigio: senza pubblico lo spettacolo perde gran parte del suo valore».

IL FUTURO – E di fronte alla protesta sul caro-biglietti, è stato Baldissoni a spiegare: «La politica dei prezzi non c’entra. Da tempo la nostra idea è di fidelizzare il tifoso attraverso gli abbonamenti, che permettono un consistente risparmio. Sulle perquisizioni invece non abbiamo controllo, perché anche i nostri steward seguono le procedure stabilite dalle forze di pubblica sicurezza. Quando avremo lo stadio della Roma sarà diverso. E il nostro obiettivo è giocarci nella stagione 2019/20, anche se non possiamo dare certezze sulla data di inaugurazione visto che siamo in una fase procedurale, con la conferenza dei servizi che sta per aprirsi con la prima riunione».

ESODO – Intanto sale l’attesa per la trasferta di Empoli, che anche quest’anno sarà accompagnata dalla massiccia partecipazione dei tifosi romanisti. Alla Roma risulta che a partire saranno 3.100, quanti ne può ospitare il settore ospiti ma dalla questura di Empoli filtrano numeri addirittura superiori: si parla di 4.000 tifosi in partenza, divisi tra auto proprie (la grande maggioranza), i vari treni e due pullman.

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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