Marco Giampaolo

Marco Giampaolo, allenatore della Sampdoria, non è un amante dei numeri applicati al calcio. E anche lui, come Sabatini, si fida del suo istinto. “Premetto che ho riascoltato l’intera conferenza stampa di addio di Sabatini e l’ho trovata ricchissima per contenuti ed esposizione. Lui si fida ancora del suo “istinto animale” e si affida alla sua sensibilità di scouting. La statistica aiuta, ma è fredda, bisogna sempre darle un’anima. Dunque la sua analisi mi trova completamente d’accordo”.

L’anno scorso, a Empoli, gli arrivò Paredes che era un trequartista e lui, che lo prese per fare la mezzala, lo trasformò in regista. Aveva notato numeri che lo rendevano adatto al nuovo ruolo? “No, parlai con Sabatini, lui mi disse che Leandro avrebbe dato il meglio come mediano in un centrocampo a due. Per onestà, prima di prenderlo invitò un mio collaboratore a Trigoria per vederlo in campo. Anch’io avevo dei dubbi, poi ho visto un po’ di sue partite, soprattutto l’ho visto dal vivo: tecnica, accelerazione. E per vederlo serve la sensibilità”.

Andrea Stramaccioni, invece, è uno di quegli allenatori aperti alle possibili novità in campo statistico, pur non ritenendoli la verità assoluta: “Sono un “sabatiniano”, perché prima di prendere un giocatore penso che sia sempre più importante l’“occhiometro”. Però voglio anche mettermi nei panni di un patron e posso capire che per il presidente di una squadra sia difficile avere un metro di controllo, di valutazione sull’operato dei suoi dirigenti. E allora i numeri possono essere utili”. I numeri fanno già parte del suo lavoro: “Mi aiutano per valutare la prestazione, anche atletica, e anche come stimolo per il giocatore. L’applicazione statistica è delicata e va decodificata. Però chiariamo: i numeri non dividono i buoni dai cattivi”.

(La Gazzetta dello Sport)



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