(Il Tempo – T. Carmellini) Giù le mani dal soldato Radja. Perché quando in campo sei Nainggolan, un uomo che la Duracell avrebbe preso volentieri in prestito per uno spot che non sarebbe davvero niente male, allora qualche «vizio» in più ti è anche consentito. Perché quelli così vanno forte in quel modo forse proprio perché sono fatti così e tentare di cambiarli rischierebbe di «frenare» un talento naturale che deve invece essere lasciato libero di esprimersi: sul campo come in discoteca. In entrambi i contesti Radja è uno abituato a dare tutto, senza riserve. Se poi a Capodanno si va oltre di qualche bicchiere (e chiaramente non si guida), si fuma qualche sigaretta di più (di quelle farebbe meglio a fare a meno sempre da sportivo qual è) il problema dove sta!? Dice: ma lui è uno di quelli che dovrebbero dare l’esempio ai giovani. E qui potremmo aprire un grande scenario sugli obrobri e i cattivi esempi che i nostri figli hanno sotto gli occhi tutti i giorni: dalla politica in giù.
Ma ai moralisti dell’ultima ora, dei quali si riempie sempre la platea in questi casi (siamo in Italia eh…), bisognerebbe chiedere da quanto tempo non danno una sbirciatina agli smartphone dei propri figli. Forse da quelli andrebbero difesi e non tanto dai comportamenti, per certi versi sicuramente discutibili (molto più lo è semmai il fatto che poi vengano postati: questo sì), di un giocatore e di uno sportivo che poi una volta in campo fa proprio dalla forza fisica, dell’integrità (anche morale) la sua arma vincente. Uno che tutte le squadre del mondo vorrebbero vedere indossare la propria maglia. E quindi, siamo d’accordo sulla replica a caldo (poi chiaramente rientrata con tanto di scuse) del protagonista: «Ma fatevi una vita!».
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