«Ci dispiace, ma abbiamo fatto una battaglia sullo stadio in questi mesi e dobbiamo votare no». L’incombenza di chiamare i vertici dell’As Roma tocca al consigliere Giulio Pelonzi, a nome di tutto il Partito democratico. La telefonata Campidoglio-Trigoria scatta prima che il gruppo dem si esprima compatto contro la delibera sulla pubblica utilità. Il ragionamento del Pd romano è: cari giallorossi, niente di personale, ma il progetto non ci convince, la politica è politica, arrivederci, forza Roma, a presto. Un passaggio «politico e diplomatico» per cercare di limitare i danni il più possibile con la società calcistica. O meglio con i tifosi (anche se l’operazione di Tor di Valle, con il calcio ha poco a che fare). Attaccato il telefono i democrat ritornano in Aula Giulio Cesare e lasciano di nuovo a Pelonzi («Che è anche laziale», sottolineano scherzando i grillini) la dichiarazione di voto. Letteralmente abbastanza surreale: «Il Pd voterà no, perché vuole lo stadio. Noi siamo convinti che questa delibera ne bloccherà la procedura». A irrobustire il ragionamento il conto di 115 milioni di opere pubbliche che scompaiono dal nuovo progetto.
LA MOSSA Ma non finisce qui. Perché se da una parte il Pd ha tenuto il punto sul responso finale, dall’altra ha mostrato più di un’ambiguità sul regalo che il Governo (sempre sponda Pd) aveva preparato per i costruttori di Tor di Valle. E cioè la possibilità di destinare un 20% delle cubature all’edilizia residenziale. Un emendamento alla manovrina del Governo spuntato dal nulla nelle settimane scorse. Bene, in consiglio comunale, il gruppo M5S ha presentato un emendamento alla delibera approvata in cui impegna il Comune a bloccare qualsiasi cambio di destinazione uso anche in minima parte. Niente appartamenti, insomma. Al momento di votare quest’atto però il Pd si è astenuto per non entrare in collisione con l’ala governativa di Palazzo Chigi. Slalom e telefonate di una giornata convulsa con un Pd, di lotta e di governo, di calce e di martello, costretto a vivere un derby interiore tra Campidoglio e Palazzo Chigi.
(Il Messaggero – S. Canettieri)
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