Francesco Totti

Una bella lettera, piena di sfottò e sentimento, recapitata a Francesco Totti da quelli che si autodefiniscono «i tuoi nemici migliori»: i tifosi della Lazio (in particolare il gruppo ultrà degli Irriducibili, gli stessi che hanno rivendicato i manichini in maglia giallorossa appesi al Colosseo). Domina l’ironia: «Era il 6 marzo del 1994 quando ci siamo incontrati per la prima volta. Entrasti al posto di Piacentini e ti procurasti un rigore che poi Giannini si fece parare. Così giovane eri già riuscito a descrivere, in maniera eccellente, la storia della tua squadra fatta di rigori e di occasioni perse».

Gli ricordano le vittorie che la Lazio ha ottenuto mentre lui era impegnato «tra un Sanremo e uno spot pubblicitario». Ma la conclusione della carriera di Totti, abbandonato in panchina da Spalletti, dà amarezza anche ai laziali: «Non hai ricevuto rispetto né dai tuoi tifosi né dalla tua società e ci dispiace. Noi non avremmo mai permesso che un giocatore come te venisse trattato così. Non avremmo mai osservato in silenzio quello che ti stanno facendo». Per capire il senso molto romano di tutto questo, serve l’ultima frase: «Nessun rancore per le magliette e per le battute che ci hai dedicato. Ci stanno e, anzi, ci devono stare. Stiamo a Roma e funziona così». Già: sfottò e sentimento.

(Corriere della Sera – S. Agresti)



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