AS ROMA NEWS EMPOLI – Serviva ripartire. E poco importa come. La Roma c’è riuscita. Con fatica, soffrendo, palesando le solite amnesie difensive ma davanti al 2-1 finale tutto (o quasi) passa in secondo piano. Perché poi, come Mourinho insegna, si dà uno sguardo alla classifica e ci si rende conto che questa squadra non esalterà, sembra spesso in affanno, si concede all’avversario ma poi eccola lì a un punto dal Napoli che surclassa il Liverpool in Champions o dal Milan campione d’Italia e davanti a Inter, Lazio e Juve, scrive Il Messaggero.
Chi si domanda il perché, ha la risposta confezionata sul piatto d’argento: Dybala. Sì, perché non serviva la doppietta al Monza per capire il motivo per il quale Mourinho ha cercato in tutti i modi (e ottenuto) l’arrivo di un top player come Paulo a Roma. La spiegazione è arrivata ieri quando l’argentino ha deciso una partita difficile da solo. Un palo, un gol bellissimo e la pennellata d’autore per l’assist del 2-1 di Abraham. Due perle che fanno scivolare in secondo piano il rigore sbagliato da Pellegrini (traversa) che avrebbe potuto chiudere i conti in anticipo, l’errore di Celik sul pareggio toscano, le reiterate difficoltà di Mancini e il brivido finale sul palo dell’ex laziale Akpa Apro (poi espulso).
Mou decide di dare fiducia al blocco di Razgrad, soprattutto alla mediana tanto discussa Matic-Cristante con le uniche novità in porta (Rui Patricio), a sinistra (Spinazzola per l’infortunato Zalewski) e in avanti (Abraham per Belotti). L’avvio è al piccolo trotto. Un errore di Spinazzola con il solito passaggio dalla fascia verso il centro, trova scoperta la difesa e libera Lammers al tiro che però non centra la porta.
L’Empoli si illude, anche perché José ha deciso di aspettarlo con il baricentro bassissimo. E Zanetti commette l’errore di non attendere i giallorossi come hanno fatto Allegri, l’Udinese e il Ludogorets. Ai giallorossi non sembra vero e pur faticando, capiscono che la partita si sta incanalando sui binari che preferiscono. Se poi in squadra hai Dybala, basta poco per far girare la carta. Perché una volta Paulo può sbagliare da due passi colpendo il palo ma poi alla seconda occasione, propiziata da un rinvio sbilenco di Luperto, con il mancino la piazza dove Vicario non può arrivare. Joya per gli occhi non solo il gesto balistico ma anche per l’abbraccio che l’argentino va a cercare in panchina con Zaniolo (e poi con Viña).
Rinfrancata dal vantaggio e superato lo spavento per l’immediata reazione toscana che si concretizza con il palo di Satriano su cross di Parisi, la Roma gioca più tranquilla. Soprattutto Pellegrini (alla gara numero 200 in giallorosso) dà l’idea di pestarsi meno i piedi con Dybala rispetto alle ultime uscite. Proprio i due fraseggiano al limite dell’area alla mezz’ora con Lorenzo che fa la cosa più difficile, liberarsi dell’avversario con il tacco, per poi sbagliare la più facile (il tiro). Insomma il copione è simile alle 8 precedenti vittorie per 1-0 dell’era-Mourinho nella Capitale. Il problema, però, è che rispetto alla passata stagione la Roma almeno un errore grave a partita lo commette sempre.
A Torino era toccato a Spinazzola, a Udine a Karsdorp e Rui Patricio, a Razgrad a Mancini e ieri è stato il turno di Celik che su un cross dalla trequarti (leggibile) di Stojanovic si addormenta. Bandinelli approfitta del ritardo in marcatura del turco e pareggia i conti. La curva giallorossa si ammutolisce. In realtà erano da una ventina di minuti che i tremila sostenitori giunti dalla Capitale avevano smesso di cantare. Motivo, un tifoso costretto a lasciare il settore in barella.
C’è comunque tutto il tempo per riprendersi la partita. Il problema, però, già evidenziato in questo avvio di stagione, è che quando Dybala rifiata, la squadra si sgonfia. E se per la terza partita consecutiva lo schema da palla-inattiva non funziona (Parisi salva sulla linea su Ibañez), la Roma soffre. Una questione di testa che si unisce anche con una condizione atletica non al massimo. La squadra viaggia sempre alla stessa velocità nei suoi interpreti. Manca il guizzo, il dribbling che in pochi sanno regalare.
L’unico, al momento, è appunto Dybala. E quando si Paulo si riaccende, la Roma si rianima. Basta una giocata, come quella che pennella la Joya sul secondo palo per il 2-1 di Abraham, e i giallorossi tornano avanti. E siccome questo è un gruppo che vive di fiammate, poco dopo ci sarebbe l’occasione anche per il 3-1. Ma Pellegrini spreca il rigore concesso per fallo di Cacace su Ibañez, calciandolo sulla traversa. Non c’è niente da fare, alla Roma quest’anno piace soffrire. E va vicina all’ennesima beffa con il tiro di Akpa Akpro. Stavolta la palla finisce sul palo. Mou in panchina alza gli occhi verso il cielo. Sì, forse la carta è girata.
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