(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini) Uno che si chiama Maxime e al primo dei suoi due figli ha dato il nome di Eden, in linea generale non può non sentirsi in pace con il mondo. E magari oggi lo sarà un po’ di più, dopo aver trascorso l’ultima sera d’estate col vestito nuovo, quello che da un bel po’ di tempo aspettavi di indossare e finalmente eccola qui, l’occasione giusta. Certo, il giardino di Benevento non sarà stato così incantevole per una prima volta, ma di certo Gonalons dev’essersi trovato bene, almeno tanto bene quanto si è trovata la Roma con lui. Regista francese non proprio emergente, da queste parti è chiamato a girare meno film di quanti ne facesse a Lione. Magari pure un po’ più movimentati, più certi nella trama e meno immaginari di quanto non fosse solito fare a casa sua. Il tutto a patto che la qualità di base resti la stessa.
PRONTO – Niente di più complicato, per Gonalons, abituarsi a un nuovo produttore e far innamorare un altro pubblico. L’estate l’ha passata a studiare, la sua stagione – mica solo l’autunno – si può dire inizi davvero ora che il primo applauso alla gente l’ha strappato. Quel passaggio in verticale per Peres, aperitivo del secondo gol della Roma, è la perla rosa scelta dalla Gazzetta e santifica la sua prestazione, ma è solo la punta dell’iceberg. Dentro, anzi, dietro c’è un lavoro di preparazione. C’è tanta altra sostanza. Non fosse altro che per un dato assai significativo. Nella Roma pre Benevento il giocatore più chiamato in causa dai compagni, ovvero l’uomo a toccare più palloni in campo nei 90’, era sempre stato uno dei due laterali difensivi, Kolarov o Florenzi. Il match di due giorni fa ha segnato un confine. I 105 tocchi di palla di Gonalons non li fatti nessuno altro giallorosso in campo. Conclusioni più o meno ovvie: i compagni si sono appoggiati a lui senza un minimo di diffidenza. E in una partita in cui bisognava più costruire che sporcare linee di passaggio altrui, il suo lavoro è risultato utile, abbondante e luccicante. E in termini di percentuali va riassunto così: 86 passaggi effettuati, 79 dei quali a buon fine, ovvero il 91,8%. Le parole di Di Francesco nel post partita sono lì a certificarlo, andrebbero quasi messe sulla carta d’identità: «Maxime è uno che gioca più per la squadra che per se stesso – la descrizione dell’allenatore –. È stato molto bravo a leggere tante situazioni e ad andare in verticale nonostante qualche pallone sbagliato. Ma sono contento quando si sbaglia per giocare in avanti, perché significa che sta entrando in testa quello che voglio».
E ORA IL BIS – Lo sa anche Maxime, che ora spinge per la conferma domani contro l’Udinese. «A Lione sono stato titolare per molti anni – ha detto lui a Sky –. Il mio ruolo qui è diverso, ho davanti il capitano De Rossi, un monumento di questo club. Sapevo che venendo qui avrei trovato una concorrenza serrata, ma mentalmente sto molto bene e sono pronto a giocare quando il mister mi chiama. Il Lione è il passato, qui sto alla grande. E voglio dimostrare le mie qualità». Benevento è stato un assaggio, Maxime vuole mangiarsi l’autunno.
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