(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) «L’uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore», cantava Francesco De Gregori 42 anni fa. Non ditelo a Maxime Gonalons che invece – per essersi tagliato ad un piede quando era ragazzo – a causa di un’infezione ha rischiato addirittura l’amputazione. Un dribbling decisivo per un ragazzo che sognava di diventare calciatore. «È stata un’esperienza forte– ha ricordato il francese – tanto più perché avevo solo 18 anni, un’età delicata. Ma mi ha aiutato a maturare come persona, facendomi capire relativamente presto che nulla ha senso nella vita se manca la salute».
IN REGIA – Qui a Roma, per fortuna, non gli è mai mancata. La sorpresa, infatti, era dovuta ad un esordio così ritardato, ma il momento è arrivato: stasera ci sarà Gonalons in regia contro il Benevento. «Volevo farlo giocare a Genova con la Samp – dice Eusebio Di Francesco –, poi in base alle partite che abbiamo avuto ho scelto altre soluzioni. Credo sia arrivato il suo momento, quasi sicuramente sarà in campo dal primo minuto. È cresciuto tantissimo per quanto riguarda i meccanismi e anche su quello che voglio da un centrocampista centrale, sull’aspetto tecnico e di sviluppo. Deve dare grande equilibrio alla squadra. Viene da un campionato totalmente diverso, ma sono convinto che ci darà una grande mano e tornerà il giocatore visto a Lione».
LUI E LIONE – Ecco, Lione per Gonalons è il passato, ma non solo. Anche l’Itaca a cui, forse, un giorno fare ritorno. «Lasciare il Lione, il club che mi ha formato, mi ha lasciato qualcosa addosso – ha spiegato –. La gente mi conosce e sa l’amore che ho per la società. Avrei voluto essere il Totti dell’Olympique e finire lì la carriera». Occhio però, perché il taglio del cordone ombelicale con la società con cui ha giocato a partire dal 2000, di cui è diventato capitano e con cui ha vinto anche una Coppa di Francia e una Supercoppa, non è detto che non possa essere ricucito. «Il mio desiderio un giorno sarebbe quello di tornare a casa e il Lione non ha chiuso la porta. Ne abbiamo parlato». Ma questa non è attualità, bensì solo un possibile scenario futuro. L’addio alla Francia, infatti, è stato motivato innanzitutto dall’ambizione, perché Gonalons voleva vincere ed aveva capito come, vendendo il Lione sempre i giocatori migliori, difficilmente sarebbe potuto accadere dinanzi allo strapotere del Psg o alla crescita del Monaco. «Sono alla Roma perché è una delle squadre più forti d’Italia e il campionato italiano è tornato affascinante come un tempo. Qui sono convinto di potermi togliere grandi soddisfazioni, magari anche in campo internazionale».
DI FRANCESCO PUNGE – Ecco, ormai il mantra giallorosso è uno solo, senza veli: vincere. E lo fa capire lo stesso Di Francesco quando, alludendo al recente passato spallettiano, precisa: «Allegri dice che lo scudetto si vince a 90 punti? L’importante è vincerlo, al di là dei punti che si fanno. Ogni volta sento dire che qui sono stati fatti 87 punti (la scorsa stagione, ndr), che sono tanti e quello che è stato fatto è davvero importante. Però credo che, al di là del record dei punti, conta arrivare a ottenere qualcosa d’importante». Al netto delle assenze di Nainggolan, Schick e la scelta del turnover, la parola d’ordine è solo una: vincere a Benevento. La Roma è tranquilla: guida Gonalons.
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