Gabriele Gravina

NOTIZIE SERIE A GRAVINA – A meno di un mese dal via della prossima stagione, fissato per il 19 settembre la preoccupazione è tanta. Inutile nasconderlo. I nuovi casi di positività, Mirante della Roma, i due Primavera giallorossi e i tre calciatori del Cagliari, che hanno costretto a posticipare l’inizio del ritiro dei sardi previsto per oggi, fanno addensare nuove ombre sulla serie A. I nuovi contagi di ritorno dalle vacanze fanno suonare forte l’allarme in vista della ripartenza. La paura è che nei prossimi giorni, con l’inizio dei ritiri e quindi dei test, possano spuntarne fuori molti altri. La ripresa, però, non è a rischio. Il protocollo in vigore impone l’isolamento e la negativizzazione dei contagiati ma lascia al gruppo squadra la possibilità di allenarsi e giocare le gare di campionato. Una situazione che però non lascia comunque tranquillo il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina. 

I contagi in Europa e ora, seppur al momento in maniera minore, anche in Italia rallentano la piena ripresa. È preoccupato per l’avvio della nuova stagione? 
«La congiuntura internazionale impone massima attenzione, mi preoccupano i comportamenti irresponsabili. Dobbiamo assolutamente evitarli». 

Parla dei giocatori ma anche di tutti i membri che fanno parte del gruppo squadra.
«Colgo l’occasione per rivolgere un invito ai nostri tesserati: vogliamo tutti giocare a calcio, ma prima di essere atleti dobbiamo essere cittadini coscienziosi e continuare ad osservare le disposizioni e le cautele necessarie per contenere le diffusione di questo maledetto virus. Lo abbiamo già fatto dopo il lockdown, dobbiamo continuare a farlo». 

Non solo i nuovi contagi ma a rallentare la ripresa è anche il protocollo, rimasto finora invariato. Nei giorni scorsi, lei ha lanciato l’allarme sulla necessità di un aggiornamento dei Protocolli sanitari. Ci sono novità?
«Quello dell’invasività fisica dei tamponi è un problema reale. Abbiamo fatto una richiesta per ridurne il numero (portarli da 1 ogni 4 giorni ad 1 ogni 8/10, ndr), mantenendo sempre un altissimo livello di controlli di garanzia e responsabilità. Mi auguro che questa richiesta possa trovare accoglimento prima dell’inizio dei campionati. Credo che adottare il protocollo stilato a maggio per pochi mesi andava bene ma per una stagione intera è insostenibile». 

Anche l’apertura degli stadi per ora non ha trovato riscontro nonostante un protocollo fatto insieme alla Lega di serie A. Il rischio è che si parta ancora a porte chiuse e la sensazione è che ci vorrà molto altro tempo per rivedere i tifosi negli impianti.
«Purtroppo l’andamento dei contagi non consente in questo momento di fare passi in avanti in questa direzione, almeno per quanto riguarda i grandi numeri. Il calcio senza tifosi è uno spettacolo monco, ma dobbiamo renderci conto di quello che sta accendendo. Noi siamo pronti, non appena le condizioni lo consentiranno faremo tutto il necessario». 

Discorso diverso per il Protocollo che riguarda l’attività dilettantistica e giovanile.
«Il quadro normativo di riferimento e l’ente che dà l’autorizzazione sono differenti. La ripartenza dei dilettanti rappresenta un grande successo della Figc perché abbiamo lavorato con il Dipartimento Sport sullo schema già adottato per l’attività amatoriale». 

Perché per i professionisti si fa più fatica?
«E’ un discorso diverso quello che riguarda i professionisti perché innanzitutto è un’attività nazionale e non regionale e perché esistono rapporti di lavoro subordinato. Andiamo avanti con lo stesso impegno di sempre affinché, sempre tutelando la salute degli addetti ai lavori, anche quello per i Professionisti diventi meno invasivo e più facilmente applicabile».

(Il Messaggero – E. Bernardini)



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