Nella giornata di ieri, i proponenti del progetto stadio della Roma, forti oltretutto di un sondaggio per cui il 61% dei romani sarebbe favorevole al progetto, hanno conquistato metri, costringendo l’amministrazione comunale a qualche passo almeno laterale. Perché al netto delle sconnesse esternazioni lanciate nell’etere da Beppe Grillo, giunto nella Capitale proprio per sbrogliare la matassa – «Consulteremo i romani coinvolti», «Ci sono ancora problemi ma li risolveremo», «Non so se si farà, nel caso con criteri mai visti», «Lo farà un costruttore, non un palazzinaro» –, la Giunta Raggi ha dovuto prendere atto che il chiacchieratissimo vincolo della Soprintendenza da solo, forse, non basterà a stoppare il progetto Tor di Valle. Perché c’è il rischio, per il Comune, che il Governo lo sblocchi.

In questo senso, illuminanti sono state le parole del ministro Dario Franceschini, che raccontano assai irritato dall’iniziativa del Soprintendente Margherita Eichberg. «Ha detto bene il ministro Madia: su vincoli e pareri le soprintendenze sono autonome e indipendenti e il ministro dei Beni culturali non ha alcuna possibilità di condizionarne le scelte. Ma la decisione finale, per la parte di competenza statale – ha aggiunto il titolare del Mibact – potrà essere portata alla decisione del Consiglio dei ministri». L’unico, sembra, che abbia il potere di bypassare il vincolo. «Decidano la Raggi e i consiglieri, ignorando le pressioni»: la lezione impartita da Grillo.

(Gazzetta dello Sport)



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