Spunta una nuova carta di un ufficio capitolino delle Belle Arti favorevole al progetto stadio, già depositata lo scorso gennaio in conferenza dei servizi, che potrebbe anche “vanificare” la valenza politica dell’intervento in extremis della soprintendente Margherita Eichberg, volto ad avviare l’apposizione del vincolo sull’area di Tor Di Valle. Un documento che rischia di lasciare l’amministrazione romana davanti a un bivio netto: sì o no all’arena, senza più tentennamenti.
Oggi alle 14 in Campidoglio si terrà un nuovo incontro tra la giunta di Virginia Raggi, e i proponenti: il club, presente il direttore generale Mauro Baldissoni, e il costruttore Luca Parnasi. Dal Campidoglio si lascia intendere che tutte le ipotesi sono ancora sul tappeto. Il Movimento, nonostante la linea pro-stadio sostenuta da Beppe Grillo, resta diviso. Da un lato l’ala dialogante, dall’altro i duri e puri orfani dell’ex assessore Paolo Berdini, che chiedono l’annullamento della delibera di pubblico interesse varata dall’ex sindaco Marino nel 2014. Come gli attivisti del Tavolo urbanistico, che ieri hanno consegnato all’Ufficio protocollo del comune una lettera in questa direzione, sottolineando senza tanti giri di parole che sullo stadio «si rischia di prendere una cantonata».
Raggi, uscita da Palazzo Senatorio per ascoltare i tassisti in protesta, non li ha ricevuti, ma tre consiglieri comunali sono scesi tra loro. Quel che trapela dal Campidoglio è che oggi sarà presentata una controproposta basata su tre cardini: una sforbiciata alle cubature superiore al 20% su cui il club giallorosso si era detto disponibile, sprint all’ecosostenibilità e rimodulazione delle opere pubbliche necessarie (che ora valgono 460 milioni). La società aspetta che l’amministrazione scopra le carte. Nel frattempo ieri ha aperto i cancelli dell’ex ippodromo alla stampa. Obiettivo: far toccare con mano lo stato di degrado in cui versa, con la copertura delle vecchie tribune a rischio crollo, gli interni fatiscenti, l’amianto sui tetti di una ventina di stalle, cumuli di detriti ovunque, mini-discariche abusive all’esterno.
«La soprintendenza sta chiedendo di tutelare un rudere fatto non secoli fa, maso anni fa», ha affermato Roberto Della Seta, storico presidente di Legambiente oggi consulente dei proponenti. «Credo che da questo punto di vista la proposta del vincolo sia abbastanza surreale».
Il tempo stringe: al 3 marzo, quando si dovrebbe chiudere la conferenza dei servizi, mancano solo nove giorni. La strada di una nuova proroga, che potrebbe essere chiesta soltanto dai proponenti, è percorribile soltanto se la proposta del comune sarà concreta, e non troppo distante da quella del club, che era stata salutata come un passo avanti dal vice-sindaco Luca Bergamo. La guerra di pareri può aiutare? La procedura aperta da Eichberg (su cui pende il ricorso al Tar annunciato dalla As Roma e da Parnasi) viaggia su un binario parallelo a quello della conferenza dei servizi. Che potrebbe pronunciarsi a prescindere. Ieri la capogruppo Pd in assemblea capitolina, Michela Di Biase, ha lanciato più di una frecciata all’indirizzo di Eichberg sulla tempestività del vincolo, sul fatto che «sarebbero altri i beni da sottopone a tutela».
«Ma non spetta a me il giudizio sull’operato di un organo terzo», ha aggiunto «Posso solo augurarmi che attraverso le vie amministrative o giurisdizionali previste dalla legge, quel parere possa essere rivisto e superato». Grillo, che ha incontrato i senatori (ricordando, in vista delle elezioni, la necessità di filtrare possibili opportunisti nel MSS: un monito anche ai dissidenti) e fatto un sopralluogo al Teatro Valle con Raggi e Bergamo, ha tagliato corto sui malumori della base: «Gli attivisti? Chiamiamoli cittadini. Sono a favore o a sfavore di una cosa che non conoscono, ma poi saranno soddisfatti».
(Il Sole 24 Ore – M. Perrone)
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