AS ROMA NEWS FRIEDKIN – Accordo di re minore 7, poi re maggiore e verrebbe quasi voglia di cantare quel ritornello che fa: «Mille giorni di te e di me». Claudio Baglioni, romano e romanista, in realtà ha dedicato la sua struggente canzone a un tema più importante delle vicende societarie, ma è bello pensare che i mille giorni esatti di matrimonio – d’amore e d’interesse – tra la famiglia Friedkin e la Roma possano essere celebrati anche in questo modo, scrive La Gazzetta dello Sport.
Il 6 agosto 2020 il club giallorosso entrava in una nuova era che – al netto di ciò che può succedere stasera a Monza – può essere definita con due aggettivi: rivoluzionaria e vincente.
Il primo è lievitato con il tempo, ma a pensarci bene neppure troppo. Il vertice societario, infatti, è stato totalmente ristrutturato in tutti i ruoli apicali, dando un connotato di internazionalizzazione totale che è, nello stesso momento, una sfida e una scommessa. Dal presidente Dan al vice presidente Ryan, dal general manager Tiago Pinto alla ceo Lina Souloukou, dal direttore commerciale Michael Wandell fino all’allenatore José Mourinho, nella storia del club non era mai successo che il management fosse tutto straniero.
È meglio? È peggio? Impossibile dirlo. Ciò che conta è che al vertice siano in gamba e, soprattutto, che la proprietà abbia voglia di investire. In questo senso, considerando anche i 199 milioni spesi per l’acquisto della società, il Friedkin Group ha sborsato circa 750 milioni, perché nel calcio la caccia alle vittorie non può riuscire senza tanto denaro alle spalle. Non è un caso che, dopo aver rotto l’accordo con New Balance per cominciare una nuova avventura con Adidas, adesso è già caccia al nuovo main sponsor – richiesta 30 milioni per ammortizzare la delusione di Digitalbits.
Anche per questo, grazie alle iniziative della famiglia texana, la bacheca di Trigoria ha smesso di prendere polvere, visto che, dopo quattordici anni, vincendo la Conference League, nel 2022 la Roma ha ritrovato infatti la gioia di alzare un trofeo. Ma in attesa di vedere come finirà una stagione che vede la squadra dello Special One in corsa per un posto in Champions (vero obiettivo del club) e per la Europa League, anche gli altri settori della società hanno alzato (o rialzato) la testa.
Le donne hanno appena vinto il primo scudetto della loro storia, oltre a essersi aggiudicate, in questi mille giorni, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, mentre la Primavera la scorsa settimana ha alzato al cielo la Coppa Italia, dando un segnale chiaro dell’importanza che il settore giovanile ha per la proprietà. «Crediamo molto nella stabilità e nella cultura aziendale – ha detto Dan Friedkin fin dal suo primo giorno da romanista – e condividiamo le ambizioni dei tifosi perché vogliamo vincere». Un manifesto programmatico che ormai nessuno può sottovalutare.
Fra padre e figlio, è il secondo quello che passa nella Capitale la maggior parte del tempo, anche perché Dan ha un impero diversificato a cui badare. E il decisionismo non gli manca, basti pensare che esattamente domani – due anni fa – l’annuncio a sorpresa di Mourinho come nuovo allenatore della Roma, ha reso il 4 maggio una data cardine nella storia giallorossa. La stessa voglia di sparigliare, tra l’altro, la proprietà l’ha dimostrata nella questione del nuovo stadio di proprietà.
In un lampo (o quasi), infatti, i Friedkin hanno cancellato il vecchio progetto di Pallotta a Tor di Valle per puntare su una nuova area – quella di Pietralata – benedetta subito dal Comune, che proprio domani porterà in assemblea la delibera per la concessione del Pubblico Interesse, una pietra miliare in un percorso destinato a costruire il nuovo impianto (beneficiando di ulteriori ricavi) probabilmente entro il 2028. «Siamo pienamente impegnati a lavorare con la città per costruire un bellissimo nuovo stadio il prima possibile». Per questo forse, più che quelli passati, saranno i prossimi mille giorni a essere importanti.
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