Cento sorrisi da condottiero della Roma. La serata delle belle notizie a Spalletti porta anche una soddisfazione statistica: la vittoria sul Crotone è la centesima per lui in campionato sulla panchina giallorossa. «La dedico ai nostri tifosi, che hanno una passione da contraccambiare e non sempre ci riusciamo».

Ieri sì e ci voleva dopo la serata di rabbia di Firenze. E se domenica scorsa Rizzoli avesse fischiato nel verso giusto, ora si parlerebbe di una Roma al comando della classifica al di là dei difetti da correggere. «Con la Fiorentina – ricorda Spalletti – la prestazione era buona e ci ha deluso il risultato. Stavolta abbiamo fatto una bellissima partita». Ma non perfetta: «Sullo 0-0 forzavamo le giocate e abbiamo rischiato di restare imbottigliati. E poi nel finale, a risultato acquisito, le distanze si sono ampliate e questo non va bene. Quei 10 minuti in cui l’avversario dà tutto vanno gestiti, la squadra è stata brava ma queste concessioni non vanno fatte». Non è stato un regalo ma un giusto premio quello che ha consegnato a Totti, schierandolo titolare per la prima volta da quando è tornato ad allenare la Roma. «Se si riesce a gestire il pallone – spiega l’allenatore – è una situazione che si può riprovare. Francesco è entrato motivatissimo in campo, si è visto dai suoi occhi ed è quello che vorrei la squadra assorbisse da lui. L’assist del 3-0? Lui ha fatto giurisprudenza su questa “palla traversa” e l’ha sempre giocata da quando è Totti».

Dal numero 10 al 9, aveva chiesto a Dzeko di essere più «avvelenato» e stavolta dopo la partita «Edin – racconta il tecnico – mi ha risposto bene: ok i due gol ma devo essere ancora più cattivo. Si è vista la voglia di metterci maggiore veleno nelle conclusioni».

Applausi anche a Paredes. «Ha toccato tantissimi palloni e ha giocato bene sia per quantità che per qualità. Con Strootman hanno dato equilibrio alla squadra, che era un po’ sbilanciata in avanti: con uno schieramento del genere il lavoro dei due mediani è fondamentale». Qualche appunto tattico, invece, a Salah, nonostante una prestazione piena di belle cose. E a Nainggolan, lasciato a riposare in panchina. «Quando Momo (l’egiziano, ndr) rientra dovrebbe mettersi nella posizione giusta e non ripartire da terzino, ma restare più avanti e sfruttare la sua velocità devastante. Radja in un centrocampo a due bisognerebbe legarlo con un paletto, perché non ce la fai a tenerlo lì. E’ un mediano che va sempre a seguire l’azione. L’equilibrio con lui è difficile mantenerlo, anche se ti dà la possibilità di fare gol o qualcosa di importante».

Il tormentone sul futuro di Spalletti è alle prime battute. Col contratto in scadenza a fine stagione, il pressing mediatico (più che societario) è già forte e il toscano prova schivarlo per il momento. «Come ha detto Sabatini nessuno deve legare a me il proprio destino. Il pubblico romanista ha visto giocatori forte e qui non possiamo arrivare sesti o settimi. Servono risultati, se si ottengono e si segue la strada maestra ok, altrimenti si va a casa tutti». Battuta finale su Pallotta, che lo ha imitato in tv. «È convinto che gli è venuta benissimo – scherza il tecnico – e allora non deludiamolo. Lui è così, non finge ed è la sua migliore qualità». Un rapporto partito nel migliore dei modi, da cementare nel tempo.

(Il Tempo – A. Austini)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨