Rassegna stampa
I Friedkin: “La Roma è un gigante che dorme”
NOTIZIE AS ROMA FRIEDKIN – Un avvicinamento per gradi, il silenzio, una video chiamata a Fonseca, poi l’intervista sui canali ufficiali della Roma, prima di presentarsi qui, a breve, mentre i suoi uomini Marc Watts (braccio operativo della compagnia e dal 2011 ricopre la carica di Presidente del gruppo Friedkin) ed Eric Williamson (vicepresidente del Business Development per il gruppo e presidente del Friedkin Aviation) sono a Roma, ieri sono stati avvistati negli uffici dell’Eur.
Dan&Ryan Friedkin scelgono il sito del club, senza mostrarsi con immagini nuove (le foto restano quelle vecchie, che girano da un po’) e c’è chi sui social scherza («vogliamo vederli con in mano il giornale di oggi») su questo loro eccesso di discrezione. Dan e Ryan Friedkin prendono contatto con l’ironia romana, prima di gettarsi nella realtà, Roma, il loro nuovo punto di «affari» e «passione».
Tante parole, qualche promessa, solo una, la solita, è gigante: «Vincere». E poi una raccomandazione a chi li ha aspettati come il messia: «Un po’ di pazienza». La pazienza a Roma, per i romanisti, è ormai un’arte della coscienza. Ce n’è in abbondanza, è stato dimostrato nel tempo, visto che di vittorie se ne vedono sempre poche da queste parti. L’impazienza semmai è solo un sentimento di attesa, di fiducia, di speranza.
I Friedkin si raccontano, sanno che il percorso è lungo e che gli ostacoli saranno molti. L’entusiasmo non manca, almeno stando a quanto dicono padre e figlio. Ciò che colpisce è la voglia di «essere presenti a Roma». Cosa mancata al suo predecessore, Pallotta. Un aspetto, questo, che ha sempre creato distacco tra
Jim e l’ambiente. L’empatia è la base di una convivenza, poi ci sono le ovvie critiche, il disappunto. Ma ripartire dal senso di appartenenza deve essere la base di tutto, questo pare lo abbiano capito i nuovi proprietari. A Roma tengono a questo aspetto, non a caso in tanti hanno chiesto di riappropriarsi del vecchio simbolo. Stupidaggini? Forse, ma anche quest oha il suo perché.
La famiglia Friedkin vuole percorrere questa strada, chiede tempo, ma mostra di aver recepito il vecchio messaggio. «Condividiamo questa ambizione con i tifosi e vogliamo vincere. Ma abbiamo bisogno di pazienza: i campioni non vengono costruiti dall’oggi al domani. Promettiamo di lavorare duro, in modo intelligente e strategico e di impegnarci al cento per cento. Abbiamo intenzione di ascoltare molto, cosa che abbiamo già fatto,e quello che abbiamo sentito finora è che i tifosi vogliono tre cose: una squadra di cui essere orgogliosi, un club che apprezzi, comprenda e condivida la loro passione e una proprietà che sia allo stesso tempo presente e onesta», le parole di Dan.
L’espansione tecnica ed economica è necessaria.«Il potenziale di Roma è incredibile. Questa è già una delle
più grandi squadre di calcio del mondo, che gioca nella città forse più iconica. Abbiamo i tifosi, la passione, la storia e l’ambizione: se vinciamo in campo e agiamo nel modo giusto, possiamo dare visibilità alla Roma, a Roma, in tutto il mondo».
La condivisione, poi. Altro aspetto importante. «Sebbene gestiremo il club con la professionalità, il rigore e la dedizione di qualsiasinostra attività, questa è prima di tutto una passione: una passione per la città, per la squadra, per la gente che le circonda e per il calcio. La passione dei tifosi locali, della Curva Sud e dei sostenitori in tutto il mondo. E la città è uno dei miei posti preferiti». Stare a Roma significa vivere anche la politica del calcio, lo sviluppo di tutto il movimento. «Assieme agli altri club e alla Lega per ampliare la visibilità di cui la Serie A gode in tutto il mondo. C’è del lavoro da fare per raggiungere la Premier League in termini di immagine internazionale e di ricavi, ma non c’è assolutamente alcun motivo per cui non dovremmo essere tra i migliori, se non il migliore, campionato del mondo. Una parte importante di questo processo, ovviamente, sono le infrastrutture e noi siamo pienamente impegnati a lavorare con la città per costruire un bellissimo nuovo stadio. Il mercato? Il nostro modo di lavorare è diverso. È più importante fare che parlare. Quando avremo qualcosa di concreto da dire, che si tratti di un nuovo acquisto, di un nuovo incarico o altro, allora ci faremo sentire». E anche sui ruoli chiave del club, Fienga a parte, ci sarà da lavorare.
La metafora del gigante addormentato porta la firma di Ryan, cioè Friedkin jr. «Riteniamo che la Roma sia un po’ come un gigante addormentato e non c’è motivo per cui, col tempo, questo club non possa competere seriamente per dei trofei a tutti i livelli. Con i tifosi e con la città alle nostre spalle, tutto è possibile alla Roma. Questo Club è davvero speciale. È stato un processo lungo e difficile, ulteriormente complicato dalla crisi generata dal Covid. E ovviamente, quando si parla del Covid, ci sono cose in ballo che sono più importanti del calcio. Però, nonostante tutto, la nostra passione per questa squadra e per questa città non è mai diminuita e siamo entusiasti di essere riusciti a completare questo processo. Per noi gioia infinita, orgoglio e responsabilità. Ma, soprattutto, entusiasmo per quello che possiamo costruire, entusiasmo di arrivare a Roma e metterci al lavoro».
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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