Alessandro Florenzi e Daniele De Rossi

(La Repubblica – F. Bocca) I miracoli, nel calcio, esistono. Alla fine lo stadio è un tripudio di telefonini accesi che filmano la notte più incredibile e straordinaria per la Roma da decenni a questa parte. Forse dai tempi di Falcao o dello scudetto di Totti. L’altoparlante manda a tutto spiano “Grazie Roma”, il più classico degli inni insieme a tutta la romanità possibile da Manfredi a Fiorini. Il calcio a Roma è viscerale, i giocatori della Roma si abbracciano e fanno il giro di campo come eroi, mentre nessuno esce dallo stadio.

Tre a zero al Barcellona, era impossibile, eppure è successo. Deve essere vero se quello lì è Leo Messi, uno dei più forti al mondo, che se ne sta andando via a testa china. Una sequenza storica: Dzeko, rigore di De Rossi, Manolas. E il Barcellona, zero, niente. Un miracolo. Forse è un segno trascendentale che i gol decisivi siano stati fatti da De Rossi e Manolas che all’andata avevano segnato gli autogol determinanti alla fine. Roma avanti in semifinale di Champions League come ai tempi di Roma-Dundee, 34 anni fa. Si chiamava ancora Coppa dei Campioni.

Mai vista una Roma così da anni. Una partita perfetta, uno Dzeko alla Cristiano Ronaldo, un Di Francesco ispirato come se fosse un Ancelotti o un Liedholm che fu. E un Barcellona irriconoscibile, triste, che del resto già all’andata aveva avuto fin troppo. Per la partita più emblematica e in uno stadio Olimpico stracolmo, Di Francesco per la prima volta ha scelto di stravolgere i suoi stessi principi convertendosi a una difesa a tre (Manolas, Fazio, Jesus). La strategia gli consentiva tra l’altro di schierare Dzeko e Schick affiancati a doppio centravanti, e soprattutto infoltire la difesa ostacolando così Messi & C. Ma non è solo per l’impostazione inconsueta che la Roma ha sorpreso il Barcellona. Lo ha aggredito subito col fuoco dentro, e il primo gol che ha infiammato l’Olimpico è un classico esempio di palla lunga e pedalare. De Rossi ha tagliato via l’intero Barcellona andando a pescare Dzeko, con un antico lancio alla Di Bartolomei: saltati Jordi Alba e Umtiti, d’interno sinistro l’attaccante ha bruciato Ter Stegen e acceso la partita di speranza.

Un Barcellona frastornato, irriconoscibile, ripetutamente colpito da una Roma a mille all’ora. Kolarov, Schick, Nainggolan e Dzeko hanno cercato il 2-0 convinti dell’impossibile. I difensori chiudevano Messi e Suarez rendendoli innocui: e Fazio e Jesus rimediavano anche ammonizioni rischiose. Messi intimidito vagava per l’intero fronte d’attacco senza trovare spazi e assordato dai fischi dei tifosi della Roma sparecchiava fuori punizioni. Tutto qui. La Roma ha trovato dentro se stessa l’energia e l’ispirazione per una partita ai confini della realtà. Dopo lunghe diatribe con l’arbitro il mattatore Dzeko è stato trascinato per un braccio e sgambettato a terra da Piqué, ottenendo così il rigore per il 2-0 di De Rossi, realizzato proprio sotto la Sud. Di Francesco ha forzato la mano mettendo dentro Ünder ed El Shaarawy, e Manolas di testa su angolo di Florenzi ha messo dentro un gol che è passato alla storia della Roma. Sotto gli occhi del presidente Pallotta e di Alex Ferguson, arrivato all’Olimpico a esorcizzare il 7- 1 di Manchester di 11 anni fa l pubblico ha spinto la Roma fino al fischio finale e all’apoteosi. Un miracolo, davvero.



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