I peccati Capitali: Fonseca, servono rimedi per la Roma

ULTIME NOTIZIE AS ROMA FONSECA – «Ho totale fiducia nei nostri portieri. Qui quando sbagliamo, sbagliamo tutti, e principalmente sono io quello che sbaglia». Non è colpa di Fonseca se Pau Lopez (nella foto) è giunto con l’etichetta di portiere più caro della storia della Roma (30 milioni la valutazione) e poi, dopo il «lockdown» (complice una micro frattura al polso), ha perso prima la sicurezza e poi il posto da titolare a beneficio di Mirante. il problema è che, a 37 anni, ha cominciato anche lui a mostrare incertezze. Morale: sicuri che ora il ballottaggio sia utile? Con una postilla: se già in estate il club ha provato a mandare Lopez altrove, tenerlo in panchina a dispetto degli errori del suo ex vice, non corre il rischio di deprezzarlo e renderlo invendibile?

Per carità, il caso ha sempre un ruolo importante nella vita di tutti, ma se in 19 scontri contro le grandi giocate dalla Roma nella gestione Fonseca, i successi sono stati solo 3 (Milan, Napoli e Juve: tutti nella scorsa stagione, ma i bianconeri avevano già vinto il titolo), forse qualcosa da migliorare sul piano della personalità c’è. Spesso la Roma ha deluso non solo quando è crollata come a Napoli e a Bergamo, ma anche quando, giocando meglio dell’avversario (vedi la partita di quest’anno in casa contro la Juventus), non riesce a ottenere il meritato successo. Insomma, nonostante i giocatori esperti (nella foto Dzeko) e i «nazionali» non manchino, questo difetto sembra permanere.

Se l’attacco della squadra giallorossa è da zona Champions (è il terzo del campionato), non si può dire lo stesso della difesa, che attualmente è solo l’ottava della Serie A. Il nodo da sciogliere per Fonseca, però, deriva da una costante, visto che 13 delle 18 reti al passivo (altre 3 sono giunte a tavolino e quindi non sono da analizzare) sono arrivate nella ripresa: il 72% del totale. Decisamente troppe. Il dubbio, quindi, è che tutto ciò possa essere generato da una condizione fisica non perfetta (Veretout nella foto), che porta appunto ad un calo nei secondi tempi. Se così fosse, anche se la sosta invernale è davvero breve, occorrerebbe correre ai ripari. Ma ci sarà tempo per un richiamo di preparazione?

È stato uno degli argomenti più dibattuti nel dopo partita contro l’Atalanta: perché con la Roma in vantaggio, ma in chiara difficoltà fisica, l’allenatore giallorosso non ha cominciato a fare sostituzioni prima della grandinata, e soprattutto in mediana, dove in panchina aveva giocatori come Cristante (nella foto), Villar e Diawara? Ieri Fonseca ha risposto a petto in fuori: «Non è vero che faccio sempre i cambi dopo 70 o 75 minuti. Li faccio nel momento in cui penso sia giusto, in funzione di ciò che penso sia meglio per la partita». Risposta corretta, ma che non spiega, visto che anche in passato il tecnico portoghese era stato criticato per utilizzare in dosi omeopatiche la rosa (non certo banale) a disposizione.

Quando parliamo di comunicazione, non ci riferiamo solo a conferenze o interviste. Prendiamo ad esempio l’espulsione all’intervallo di Roma-Sassuolo. Se lo scorso anno, quando gli era capitato (col Cagliari), le scuse erano arrivate in fretta, stavolta Fonseca con Maresca (nella foto) ha tenuto il punto anche nel post-partita. Niente ipocrisie, prendendo consensi (dal tifo) e magari qualche critica (privata) da parte di chi non vuole alibi. Ma l’allenatore va per la sua strada, e così in estate ribadiva che c’era bisogno di un d.s. (e si era ancora alla ricerca) e ora critica il calendario non equilibrato. E anche con la squadra è meno tenero. «La partita da ragazzini» affibbiata ai suoi dopo Bergamo, ha fatto rumore.