Si aspettava d’incontrare Pallotta, ieri, ma il presidente ha preferito restare in hotel per non contagiare con l’influenza i calciatori. Quello che Spalletti non si aspettava, forse, era lo scontro pubblico con la stampa. O magari l’ha cercato lui. Certo del Sassuolo, avversario stasera all’Olimpico, a Trigoria s’è parlato poco. Il fantasma che aleggia è sempre quello del futuro del tecnico, “distratto” però dalla guerra alle penne romane: «Sono un po’ nervoso», ammette. «Io sono fortunatissimo, ho raggiunto un livello tale da cui non posso scendere, voi fate un lavoro da sfigati, anziché articoli scrivete oroscopi. Mi prendete per il culo? E io prendo per il culo voi», dice a chi gli ricordava quel «si vede che porto sfiga io» detto a caldo dopo l’eliminazione col Lione.

Sullo sfondo, un mix di diverse sensazioni sul domani che verrà. «Finché sarò qui lavorerò per lasciare una Roma forte», è una frase che sa d’addio. Ma la tentazione di non chiuderla qui la leggi tra le righe quando immagina altre battaglie europee con la Roma: «Una partita come quella col Lione la puoi perdere, ma poi l’anno dopo ti riproponi». Sempre che Pallotta decida di rischiare il contagio alla squadra pur di sedersi a un tavolo per convincerlo a restare.

(La Repubblica – M. Pinci)



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