Gigi Proietti

(Corriere della Sera – G. Piacentini) Spaesati e sconcertati», ma anche «smarriti e arrabbiati». È questo lo stato d’animo dei tifosi romanisti, il giorno dopo la disfatta casalinga contro la Sampdoria. Un sentimento trasversale, che investe anche personaggi del mondo dello spettacolo di dichiarata fede giallorossa.

«È un copione – le parole di Gigi Proietti -, che si ripete ogni anno. Prima ci illudiamo e poi assistiamo al crollo: non mi so spiegare i motivi, la stessa squadra e gli stessi uomini li ho visti giocare molto meglio. Non penso che sia solo una questione psicologica, spero che si riprendano al più presto».

Un tifoso particolarmente arrabbiato è Massimo Ghini. «Sono stanco di essere preso in giro, ci vorrebbe più trasparenza quando si parla di obiettivi: non mi frega niente delle plusvalenze, voglio vedere la squadra vincere. Sono anni che la squadra viene lanciata verso fantomatici progetti, mai realizzati: se mettiamo insieme tutte le cessioni di questi anni, siamo più forti del Real Madrid e invece come sempre a gennaio la squadra comincia a perdere colpi. C’è un finto progetto che nasconde altre problematiche che non si vogliono affrontare con onestà: lo stadio è l’unica cosa che interessa al nostro presidente. Di Francesco è una persona seria, è stato onesto fin dall’inizio, ma hanno fatto una campagna acquisti fregandosene di quello che chiedeva. Tentano di farlo diventare un capro espiatorio».

Giulio Scarpati è «sconcertato» dal momento della squadra. «Non si capisce il problema – il suo pensiero – sembra che i calciatori abbiano paura, c’è confusione. Confido in Di Francesco, non ha colpe e sta facendo del suo meglio. Sono i calciatori che non hanno espresso quello che ci si aspettava da loro».

Marco Conidi è innamorato della Roma, a cui ha dedicato una canzone, «Mai sola mai», e come tutti gli innamorati vive con maggiore trasporto i momenti di difficoltà. «Essere della Roma – le sue parole – è un privilegio ma anche una responsabilità. Le contestazioni? Sono indipendenti dall’andamento della squadra: ci sono problemi irrisolti tra la curva e la proprietà, i risultati diventano un mix che accende tutto. Ho visto una squadra smarrita emotivamente: quando vengono meno i leader la squadra si deprime, manca De Rossi che è un riferimento tecnico e umano. Di Francesco? È una brava persona e un tecnico preparato, ma mi sembra troppo aziendalista. Su Dzeko, ad esempio, doveva farsi sentire di più».



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