Rassegna stampa
Il 30 maggio resta un Ago nel cuore
(Leggo – F. Balzani) Il 30 maggio non sarà mai una data come un’altra a Roma. Il 30 maggio del 1994, infatti, una notizia squarciò il cuore di una città e il mondo del calcio. La notizia della morte di Agostino, non c’è nemmeno bisogno di specificare il cognome. Ieri una marea di persone hanno manifestato come tutti gli anni il loro affetto sui social, in radio, per strada. Con post di puro amore, con parole dedicate a un grande uomo oltre che a un grande giocatore. Luca Di Bartolomei, il figlio dell’indimenticato capitano, ha ringraziato tutti sui social raccontando il suo 30 maggio: «Ringrazio non solo i romanisti, perché l’amore non è solo per il calciatore. La storia di Agostino (lo chiama così Luca, ndr) racconta momenti di profonda paura. E il 30 maggio per me sta nelle parole, negli occhi di tutte quelle persone che in questi anni mi hanno cercato per parlare delle loro sofferenze, delle volte in cui hanno pensato al suicidio. Non è affetto, è empatia verso il momento di buio che colpisce ognuno di noi».
Dieci anni prima della morte di Ago all’Olimpico si giocò la maledetta finale col Liverpool. Una sfida che si è ripetuta (in semifinale) quest’anno. Luca pensa soprattutto ai familiari di Sean Cox, il tifoso irlandese che versa ancora in gravi condizioni dopo gli scontri all’esterno di Anfield: «Spero possa riprendersi. Sono vicino ai suoi figli. Loro, come me e la piccola bimba di Davide Astori, vivranno il calcio in maniera agrodolce. Con angoscia mentre tutti intorno a te sono felici per una partita». Ago, come Totti, una delle bandiere più belle e importanti della storia della Roma. Per Luca però è «impossibile paragonarli, parliamo di epoche diverse, di personalità diverse. Francesco è incredibilmente inserito nei suoi tempi».
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