Federico Fazio

(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli) È uno dei pochi ad essersi salvato dal disastro dell’Argentina in Spagna, non fosse altro perché non è sceso in campo. Senza Federico Fazio la difesa di Sampaoli ha giocato «come nel campo della chiesa» (definizione di uno dei tanti, e inferociti, tifosi argentini) e allora se prima il romanista sembrava ancora in (minimo) dubbio per la Russia, adesso la sua convocazione è praticamente una certezza. In una nazionale dall’enorme potenziale ma che non vince da una vita, piena di prime donne, soprattutto in attacco, c’è bisogno, soprattutto in difesa, di un giocatore come lui: efficace, abituato a giocare nel tatticissimo campionato italiano, capace di impostare ma rude quando serve, ed equilibrato. Nessun capriccio da star, come è nel carattere di Fazio, ma solo tanta capacità di diventare leader delle sue squadre, magari sopperendo con l’atteggiamento anche a qualche carenza, soprattutto atletica. Non è uno sprinter, come invece nella Roma è il greco Manolas, ma è un punto fermo della retroguardia giallorossa e ieri è tornato a Trigoria pronto a tuffarsi in settimane che saranno a dir poco intense, per lui e per la squadra. E, come tradizione, lo ha comunicato su Instagram postando una sua foto durante l’allenamento.

PAPA’ COMANDANTE – Da una parte c’è l’attesa con la moglie Alejandra, che tra pochi mesi gli regalerà il primo figlio (maschio), dall’altra ci sono la Roma, che si gioca la Champions League di oggi e di domani, e l’Argentina che lo aspetta. Fazio è il difensore centrale più impiegato in campionato da Eusebio Di Francesco, l’unico a superare i 2mila minuti. Sabato a Bologna uno tra lui e Manolas potrebbe riposare, visto che Juan Jesus non fa parte del Brasile ed è rimasto a Trigoria ad allenarsi, ma contro il Barcellona, salvo sorprese, saranno lui e Kostas a provare a fronteggiare mostri sacri come Messi e Suarez. Roba non da poco, anche se Leo, come Fazio sa meglio di tutti, non sta benissimo. Ma Fazio sa meglio di tutti anche che con uno del genere non si può abbassare la guardia neppure se è a mezzo servizio.

ATTESA – In ogni caso, come ha ricordato persino James Pallotta dagli States, la priorità è la partita di dopodomani, ma è innegabile come il Barcellona catalizzi il pensiero di tutti i romanisti. Lo stesso Fazio, dalla nazionale, non lo ha potuto negare: «Affrontarli è sempre bello, sia a livello personale che professionale». L’attesa c’è, anche se lui, avendo vinto l’Europa League, è più abituato a grandi sfide di livello internazionale, da dentro o fuori, di quelle che all’apparenza possono farti tremare le gambe (non le sue). Col Barça, però, ci sarebbe anche una tradizione poco favorevole da invertire: l’ha affrontata sette volte in carriera e solo una volta l’ha battuta, ma ormai 8 anni fa, nell’andata della Supercoppa spagnola. Tra una settimana proverà a rifarsi, con la certezza che quel Davide contro Golia di cui parlava Pallotta non è leggenda, ma realtà. Almeno sulla carta poi, come hanno avuto modo di ripetere praticamente tutti i romanisti, perché «nel calcio non si sa mai cosa può succedere».

OTTANTA VOLTE ROMA – Ad esempio Fazio, quando è arrivato la scorsa stagione, magari non pensava di centrare quota ottanta presenze in neppure due anni. In campionato ha saltato appena 5 partite (di cui solo una per infortunio e una per squalifica), in Europa 4 su 20, solo in Coppa Italia il saldo è negativo perché è mancato 3 volte su 5. Da Spalletti a Di Francesco, per Fazio la musica non è cambiata, così come non è cambiata dalla difesa a tre (e mezzo) a quella a quattro: partito in sordina, con la panchina nel preliminare di Champions League contro il Porto, al Comandante adesso non rinuncia più nessuno. A Trigoria lo sanno bene, la sensazione è che ora se ne siano accorti anche in Argentina.



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