Patrik Schick

(La Repubblica – F. Ferrazza) La vittoria di Crotone, oltre ad esser utile per blindare il terzo posto, è il segnale che Di Francesco aspettava dopo la qualificazione ai quarti di finale Champions. Seppur con tanti cambi, la squadra è comunque riuscita a portare a casa la nona vittoria in trasferta su quattordici partite giocate lontano dall’Olimpico ( il resto sono 4 pareggi e una sconfitta, a Torino, contro la Juventus): in pratica, oltre il 50% dei punti sono stati conquistati lontano da Roma. Con quella in Calabria, sono tredici le gare in campionato terminate con la porta inviolata, per un rendimento che continua ad essere da grandissimo giocatore di Alisson.

Sei le vittorie nelle ultime sette di campionato, è soddisfatto Di Francesco, lo sono i giocatori. «Eusebio è un allenatore importante — le parole di Perotti al Clarin — uno di quelli che mi ha cambiato la carriera». Un concetto importante, che rispecchia il pensiero all’interno di uno spogliatoio che il mister abruzzese è riuscito a tenere unito e dalla sua parte nei momenti più complicati di questa stagione. Al di là delle questioni e convincimenti personali, i veterani del gruppo hanno apprezzato come Di Francesco ha difeso la permanenza di Dzeko a gennaio nella capitale e su come riesce a gestire quasi tutta la rosa. Quasi tutta perché a restare fuori spesso dalle turnazioni è Schick. Non ha giocato neanche un minuto a Crotone, lui che è l’investimento più importante della scorsa estate (solo 516 i minuti in campionato, nessuno in Champions), con il tecnico che è stato ancora una volta chiaro a riguardo. «Devo pensare alla Roma, non ai singoli — la sua bocciatura — sta lavorando bene, ma non posso ragionare individualmente per far contento qualcuno. Ora c’è la sosta, riposiamoci».



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